04/04/2008   13:56 1007

Mamma, lavoratrice e donna…


Sabato pomeriggio. Sento dalla tv gli inni irlandesi prima della partita di rugby e penso che tra 24 ore dovrei essere a Dublino, per raggiungere i miei studenti per la seconda settimana di studio all’estero. La valigia è quasi pronta, ma ci sono diverse variabili impazzite. Le mie figlie, che quest’anno non saranno accudite dai nonni, remano decisamente contro e alimentano i miei sensi di colpa con appelli strappalacrime. Una mia collega mi raccontava ieri che suo figlio si è ammalato per anni alla vigilia delle sue partenze. Stamattina appena ho toccato Bianca mi sono resa conto che scottava. Mica male come tempismo, pensando che la sua ultima febbre ci ha bloccati a casa durante tutte le vacanze di Natale. Neanche io sono messa bene, sono senza voce da ieri, ma in fondo qualche giorno di aria irlandese mi farebbe sicuramente meglio di quella di Milano. La settimana è già organizzata tra baby-sitter, zie putative e amici vari, ma non sono mai stata lontana da casa con le bimbe ammalate. Tutta la scuola partecipa alla difficile scelta: molte mie alunne mi incoraggiano a partire, qualcuna si offre addirittura come babysitter di emergenza. Le mie compagne di viaggio, preoccupate di dovermi curare in hotel, cercano invece di dissuadermi. Mando un messaggio di allarme ai miei colleghi in Irlanda, cercando qualcuno disposto a fermarsi di più, e fissiamo un appuntamento telefonico per stasera. So già che, nonostante il generoso incoraggiamento di mio marito, cambierò idea infinite volte, che sarò tentata di lasciarmi vincere da stanchezza e preoccupazione, e poi sarò tormentata dall’idea dei problemi organizzativi e della delusione dei miei studenti e anche dall’idea di rinunciare all’unico momento di pausa dalle incombenze familiari che riesco a concedermi. Comunque vada, una festa delle donne che ricorderò per molto tempo.
Aurora Pedicini

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