01/07/2008   11:14 966

L'anti-ideologia nel film Juno


Juno è un film nel quale tutto funziona al contrario. Una sedicenne rimane incinta e decide di partorire, però dando il bambino in adozione. I suoi genitori la accompagnano con pazienza e comprensione in questa scelta. Il suo ragazzetto non è assolutamente distolto dai quotidiani allenamenti di atletica. La migliore amica continua a fare l’oca giuliva redarguendola di tanto in tanto sul cibo che ingerisce. Insomma, il film ha la giusta leggerezza che si conviene all’argomento. Niente tragedie. Niente scelte morali e manichee tra abortisti e non. Solo una grande distanza tra il mondo degli adolescenti e quello degli adulti, i cui linguaggi parlano semantiche tra loro inavvicinabili. Juno è una strepitosa protagonista: adolescente arrabbiata e amante del punk, bassista impenitente e giovinetta alle prese con la sua sessualità. Il suo gergo è credibile, la sua ricerca di identità pure. Ultimamente preferisco questa idea del femminile: una ricerca più che una certezza inconfutabile, in fondo figlia di un tempo irrequieto nel quale, più che le dichiarazioni di principio, valgono le azioni ed il vissuto. Beh, in Italia questa pare una chimera. Prova ne è il fatto che, all’uscita del film, Giuliano Ferrara si è subito prodigato per ascriverlo alla sua battaglia in difesa della vita, incurante del contenuto anti-ideologico che esso promuove. Con esiti sul voto, almeno in questo caso, ridicoli.

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