22/02/2008   20:10 984

Donne, operai e lotte: i temi di Signorinaeffe


Anche questa settimana potrei parlare di attacchi alla legge 194 e simili, ma preferisco scrivere d’altro. Ho visto l’ultimo film di Wilma Labate, Signorinaeffe, la storia delle ultime grandi lotte alla Fiat che non riuscirono a fermare 23.000 licenziamenti e il tracollo di sindacati e consigli di fabbrica. Su questo sfondo sociale, si innescano storie d’amore e di relazioni che cambiano: tra i sessi, tra le generazioni, tra i militanti. Il film pecca senza dubbio di retorica, ma ha delle trovate interessanti. Per esempio, la sovrapposizione alle scene girate di alcuni filmati d’epoca, nei quali si riconoscono Fassino, Ferrara, naturalmente Enrico Berlinguer, per non parlare di Montezemolo… E poi, non c’è il femminismo ma si capisce che le cose stavano cambiando anche da questo punto di vista. “Ormai non puoi più dire alle donne quello che devono fare”, dice a un certo punto del film il protagonista, un burbero operaio sindacalizzato che si innamora di una donna di umili origini, ma destinata al rampante ingegnere Fiat che sfilerà nella marcia dei quarantamila. Eppure i destini non sono affatto scritti, e la protagonista femminile mi è piaciuta, perché è una donna che sceglie, che sa ribellarsi alla famiglia, al fidanzato, infine all’azienda, pagando di persona un prezzo molto amaro. Perciò si respira un’aria di rivoluzione, come di grandi aspettative. Qualcosa che sa di speranza, sconfitta negli esiti ma non per questo meno promettente ai suoi albori. La stagione ’69 – ’79 è stata probabilmente una grande illusione, non a caso i licenziamenti in massa alla Fiat nel 1980 chiusero i giochi e fiaccarono sogni ed esistenze. Però, tra le cose rimaste, c’è il cambiamento delle donne, la loro maturazione anche oltre il femminismo. Le lotte operaie furono spezzate ma le mobilitazioni delle donne vissero un’intensa continuità nella battaglia per il referendum sulla legge 194 che si svolse nel 1981 e che confermò la legge suddetta. E, pur perdendo visibilità, il fiume dell’autodeterminazione ha continuato a scorrere, spesso rigagnolo, altre volte in piena. Sarebbe importante se non rimanesse mai in secca.
Pina Caporaso

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