Stessa spiaggia...stesso mare
Dopo vent’anni esatti, sono tornato a passeggiare sulla spiaggia del mio primo amore, in Abruzzo. Disilludo immediatamente il lettore e tranquillizzo mia moglie, poiché si è trattato di un evento poco romantico, con finalità “digestive” dopo un pranzo ai frutti di mare. Ero in compagnia di un collega, persona squisita e gran conversatore, con il quale avevo viaggiato da Roma per raggiungere la sede di un congresso dove eravamo relatori. Inevitabilmente gli ho parlato dei tanti ricordi legati a un luogo dal quale sembrava mi separassero non lustri, ma poche ore. Su quella spiaggia, dove passeggiavo con una piacevole sensazione di ovattato benessere, vent’anni prima era in realtà andato in scena il “piccolo dramma” di un amore al capolinea. Quelle orme “wertheriane” sulla battigia era state cancellate,
più che dal mare, credo dall’età doppia rispetto ad allora. Tiziana Nardone (Quaderno n. 499) - citando Bergson - ricorda che il tempo della vita si misura in termini qualitativi, ma è indubbio che la “quantità” di tempo produce effetti anche sulla qualità del suo ricordo, fino a sovvertirlo. E con Marcel Proust (Il tempo ritrovato) concludo: “Quante volte, nel corso della mia vita, la realtà mi aveva deluso perché, nell’istante in cui la percepivo, l’immaginazione, che era l’unico organo di cui disponevo per godere della bellezza, non poteva applicarsi ad essa, in virtù della legge inevitabile la quale prescrive che si possa immaginare solo ciò che è assente!”
Groppone da Figulle