14/02/2008   11:43 1521

Genio e sregolatezza italici sempre preferibili ai cucù…


Roma – A.D.N. - La visita a Roma di amici e parenti può anche essere l’occasione per rivedere i tesori dell’Urbe. Non di rado sono di stimolo due miei zii napoletani, innamorati di Roma e di arte (si dilettano anche di teatro, come autore e regista lui e come attrice lei, con risultati, a mio parere, non “da dilettanti”). Prima di Natale siamo stati alla mostra “Canova e la Venere vincitrice” alla Galleria Borghese, dove c’è la celeberrima statua che ritrae Paolina Borghese, sorella minore di Bonaparte. La visita guidata proponeva il confronto tra le sculture di Antonio Canova, riunite da musei di mezzo mondo (come “Le tre Grazie” oggi all’Hermitage), e quelle di Gian Lorenzo Bernini, conservate nella Galleria (mi limito a citare “Apollo e Daphne”); e poi la pinacoteca con capolavori di Caravaggio, Raffaello, Tiziano. La sindrome di Stendhal era in agguato. Fatalmente abbiamo dedicato relativa attenzione a opere di Botticelli, Perugino, Guido Reni, Domenichino, Correggio, Antonello da Messina… “Che Paese straordinario è il nostro - ho pensato - se capolavori di artisti che il mondo ci invidia possono essere quasi di contorno!”. Queste considerazioni mi sono tornate in mente leggendo l’editoriale “Aida, come sei bella” (Quaderno n. 481), nel quale il Direttore si dichiara pessimista sul futuro dell’Italia e chiude con i versi “Sotto i fanali, l’oscurità…” della canzone “Aida” di Rino Gaetano che evocano Lili Marlene e i bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Non è il solo, se Giuseppe De Rita nel rapporto Censis è giunto a utilizzare la mucillagine come immagine del disfacimento del tessuto sociale del Paese; nel rapporto si ricorda che non mancano le eccellenze, ma è un’affermazione abusata che ricorda il luogo comune sempreverde “l’America è un paese pieno di contraddizioni”. Il Direttore trova uno spiraglio al pessimismo quando scrive “Perché l’Italia, ostinatamente, rimane bella, nonostante gli italiani…”. Ma forse, aggiungo io, l’Italia è tanto bella proprio perché gli italiani sono così. Credo avesse capito tutto il grande Orson Welles che nel film “Il terzo uomo” diceva (cito a memoria): “In Italia, sotto i Borgia, per trent'anni hanno avuto guerre, terrore, assassinii, massacri; ma hanno dato all’Umanità il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia e che cosa hanno prodotto? Gli orologi a cucù!”

Groppone da Figulle

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