Quel fuoco rumoroso e fatuo è divenuto stridore di vita
Roma - A.D.N. - Non ho mai amato i fuochi d’artificio: non mi attraggono visivamente e ne detesto il rumore. Alla mezzanotte dell’ultimo dell’anno attendo che il bombardamento si plachi, con la rassegnata pazienza che mi porta ad accettare questo tipo di situazioni “convenzionali”, fondate sul “si deve fare perché lo fanno tutti”, il cui corollario è: “Mica vuoi comportarti da asociale”. “La mezzanotte dell’ultimo dell’anno tra un minuto passerà”, dico a me stesso, parafrasando la famosa canzone di Lucio Dalla: è per me così da sempre, ma quest’anno è stato molto diverso. Ero da qualche giorno in un letto di un reparto di chirurgia, in attesa di un intervento che – questa era la malcelata convinzione dei medici – avrebbe dovuto rimuovermi un cancro: un “incubo riuscito”, per dirla con l’altro cantautore Francesco De Gregori. Non avevo mai collocato tra gli eventi possibili della mia vita la malattia, meno che mai una potenzialmente fatale. Ho conosciuto l’Angoscia, quella che Soren Kierkegaard descriveva come la più terribile delle torture; ho osservato il tramonto della sera precedente il giorno fissato per l’intervento, con il “timore e tremore”
che potesse essere l’ultimo. Ma ho anche scoperto di possedere risorse insospettate, che mi hanno consentito non solo di tollerare il disagio di esami molto dolorosi (senza contare quasi dieci giorni di assoluto digiuno), ma anche di conservare una serenità di fondo, che cercavo di trasmettere alle persone care, in particolare a mia moglie, che era terrorizzata. E poi non sono mai stato solo, sommerso dall’affetto anche di persone che ho scoperto amiche, con una mobilitazione che non si è limitata all’immanente… e alla fine insieme abbiamo dissolto l’incubo. Ero già pronto (e depilato) per l’intervento, quando l’esame di conferma della diagnosi ha dato esito negativo. Risultato: mi sono ritrovato dal lettino operatorio al divano di casa. Per tranquillizzare l’unico lettore sul prosieguo della rubrica lo informo che come prima cosa, una volta a casa mi sono visto un dvd su Maradona, realizzato da Gianni Minà (e ho detto tutto). La notte dell’ultimo anno appena trascorso ho sentito solo il rumore dei fuochi d’artificio, e ho provato fastidio quando è sceso il silenzio. E così mi sono detto: se non è il mio ultimo Capodanno, il prossimo comprerò anche io i fuochi. Evviva!
Groppone da Figulle