25/09/2007   10:5 1471

Occhio non vede camorra non duole


“Ovunque mi girassi sembrava che tutto fosse loro” (Roberto Saviano, Gomorra). Salutati Keller ed Helena, ci spostiamo a Barcellona. Lì incontriamo Paula, mia coinquilina a Monaco, in vacanza con un’amica. Con loro trascorriamo tre giorni colorati edintensi tra ramblas, spiagge e Gaudí. Accettiamo poi il loro gentile invito di seguirle a Valencia.

L’impatto con casa di Paula ci lascia senza fiato: villa a due piani, piscina, stile… Fabrizio mi chiede se non sia il caso di domandare a chi di dovere la mano della fanciulla. Purtroppo, i genitori sono in vacanza e non c’è modo di formalizzare la richiesta. Virgilio scruta le foto appese ai muri speranzoso di scorgervi una sorella nubile. Io sono frastornato: 48 ore dopo aver dormito stipati in macchina, camminiamo scalzi su parquet e pelli bovine. Paragonato a questo abbozzo di reggia, il pur confortevole studentato di Monaco è un tugurio. Che una persona con un simile background alle spalle ci abbia vissuto senza alcun problema – come ha fatto Paula – non è cosa comune.

Fatto il bagno di mezzanotte ci intratteniamo in veranda con altri amici appena sopraggiunti. Falsi miti: in Spagna si è convinti che gli italiani verifichino la cottura della pasta lanciandola sul muro. Se si appiccica è cotta. Paula racconta il suo sconvolgimento nel vedere il caotico traffico torinese. La nostra reazione è automatica e simultanea: “Se ti ha sconvolto Torino, figurati Napoli…” Non c’è tempo di sorridere perché M., che sin da Barcellona fuma hashish in solitaria, irrompe spavalda: “Io so che Napoli è una merda… che sono tutti mafiosi…”.

Un anno passato in Germania identificandomi come di vicino Napoli mi ha abituato a sentirmi dire di tutto: ormai tendo a sorvolare. Per di più la pulzella naviga in paradisi artificiali dai quali giungono solitamente o colpi di genio o abominevoli cazzate. Sospettando che M. un genio non sia, le amiche cercano di tapparle la bocca, lanciandoci occhiate di scuse. Ma lei insiste: “Perché non fate niente?!”.
A suoi occhi, noi tre siamo colpevoli di abitare a 70 km da uno dei maggiori epicentri del crimine organizzato mondiale. Questo le basta per guardarci con superiorità.

Il nervosismo mi spinge a parlare: “Perché non facciamo niente, dici… La prima cosa che dovrei fare è dirti di non comprare hashish a Barcellona”. Le racconto di come proprio lì nel febbraio 2005 fu arrestato Raffaele Amato, boss degli scissionisti. Le indagini seguenti rivelarono come sia i Di Lauro che i loro avversari controllano, direttamente o indirettamente, ampie fette del narcotraffico sulle ramblas. “É molto probabile che i tuoi soldi abbiano favorito quello schifo che erroneamente chiami mafia. Io non sono di Napoli, ma ci vivo da anni.

Anche se non saprei dirti come o perché, spesso mi sento responsabile per la barbarie della mia terra. Ma non prendo lezioni etiche da chi condanna il posto in cui vivo mentre ne alimenta il marciume”.
Il mondo economico in cui viviamo non ci permette di controllare tutte le conseguenze delle nostre azioni.
Ciò non basta per sentirsi innocenti.

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