31/05/2007   17:7 2087

Ladri di biciclette… d’Oltralpe


Primavera piena. Devo munirmi di bicicletta: Monaco è così piana, verde e ricca di piste ciclabili che mi sento un po’ un idiota a non averne approfittato finora. Mi decido per un negozio nella parte Nord della città. Igor mi accompagna per far da sostegno morale alla mia cronica indecisione. La scritta fuori l’enorme edificio dice: “Usato a partire da 19.90 euro”. Entriamo e uno scintillio di telai ci abbaglia, lasciandoci un po’ disorientati: la prima sala è piena di bici nuove. C’è di tutto, dalla mountain bike con ammortizzatori a pompa, a una ridicola imitazione a pedali di Harley Davidson. Superiamo incantati il paese dei balocchi, cercando la sezione “usato”. Chiediamo informazioni e ci viene indicato un angolo in fondo, seminascosto da un muretto. Superatolo, veniamo catapultati di colpo nell’universo dei relitti a due ruote. Lo sguardo d’insieme è commovente: telai decapitati senza sellino, catene pendenti e stanche, manubri rugginosi senza freni… A filmare il tutto in bianco e nero se ne ricaverebbe un documentario da Oscar. Una bici minuscola e malandata espone fiera sul manubrio il 19.99 da cui si diceva. Essa esclusa, i prezzi rasentano però lo strozzinaggio.

Nella massa di persone che si aggirano furtive come iene tra le carcasse a due ruote, si distinguono tre giovani alemanni le cui attenzioni sono rivolte alle mie medesime prede. Io provo una bici, loro dopo di me, e viceversa. Andiamo avanti con questa strana danza, fin quando la competizione sfuma per via della pochezza dell’offerta.
Improvvisamente, però, salta fuori un modello dai colori osceni, ma strutturalmente perfetto: freni e cambio funzionanti e ottima cavalcatura. I 50 euro del prezzo sembrano un mezzo affare. Mentre la maneggio sotto lo sguardo approvante di Igor, uno degli alemanni mi si appropinqua fissandomi con espressione indecifrabile. Sto traducendo mentalmente: “Non me ne frega che l’hai vista prima tu…”, quando lui mi fa: “Ehm… a questa abbiamo cambiato il prezzo” e mi indica un’altra bici, mancante di ruota anteriore, con un improbabile 139,00 stampato sul telaio. “Non so se alla cassa se ne accorgeranno, ma io ci vorrei provare…”

Come fossi in pericolo solo toccandola, poso la bici e mi rimetto a cercare. Alla fine trovo la mia sposa: le camere d’aria sono da sostituire, ma è in discrete condizioni.
Alla cassa i 3 geni del crimine ci precedono. Pur ritenendomi soddisfatto della mia scelta, un’inquietudine strana mi pervade mentre li vedo tentare la loro piccola truffa. “Ora la cassiera scopre tutto - penso - e magari chiama pure la polizia!”. Il giustizialismo perverso è spesso figlio dell’impotenza al crimine.
La cassiera guarda il prezzo sul telaio, lo batte alla cassa, prende i soldi, dà il resto e li saluta.
Essere battuti in scaltrezza e “cazzimma” da una persona appartenente ad una cultura che si ritiene estranea – nel bene e nel male – a simili atteggiamenti, è una cosa che lascia il segno.
Dopo il tedesco-napoletano, direi che se non le ho viste tutte poco ci manca.

^ torna in alto Stai leggendo un articolo di >