29/10/2007   16:4 1986

Liberi di sparare… insulsaggini


"La libertà va conquistata anche con il fucile"
Umberto Bossi, la Repubblica 26/09/2007

“Lanciare il Nord all’attacco: io sono certo di avere alle spalle dieci milioni di lombardi e altrettanti di veneti, una massa enorme di uomini disposti a combattere fino alla fine, anche a morire per la libertà"
Umberto Bossi al "parlamento padano" 29/09/2007

Ho un animo pavido e non ho mai toccato arma da fuoco in vita mia: appena ho sentito Bossi minacciare guerra, ho deciso di fuggire dall’Italia. Non mi ci vedo partigiano sul Taburno. Dovendo scappare opto per un ritorno in Germania.
Non avendo prenotato in tempo una cuccetta, trascorrerò le 13 ore del viaggio in treno seduto. Fino a Firenze converso tranquillo con gli alternatisi compagni di viaggio. Passato l’Appennino centrale, preferisco però tacere: se il mio accento mi tradisse, non saprei come giustificare la mia meridionale presenza in territorio padano.
Giungo dormicchiando a Trento e la paura va scemando: lasciata alle spalle la Valle del Po, cala la possibilità d’incontrare camice verdi.
Di verde ci sono solo le carte d’identità di tre ragazze salite a Bolzano. Le noto quando il poliziotto austriaco ce le chiede al confine. La diversa colorazione indica cittadini italiani appartenenti a minoranze linguistiche.
Chiacchiero con Manuela, diretta a Heidelberg per l’università. Per lei il tedesco è lingua madre anche se, mi confessa, “le parolacce le dico tutte in italiano”.
“Ancora non mi hai chiesto che cosa mi sento, se italiana o tedesca…” mi fa. “Basta che non ti senta padana, il resto mi va bene tutto…” le rispondo timoroso. “Per me confine è una cosa molto relativa. Non mi sono mai chiesta di che nazionalità sono: abitando in un paesino in cui si parlano due lingue mi sembra un po’ ridicolo.”
Vallo a dire a Borghezio.
“In Austria” continua “la leva obbligatoria è stata tolta dopo che in Italia. A 18 anni i ragazzi dovevano scegliere una cittadinanza: pur parlando per lo più tedesco sceglievano tutti quella italiana per evitare il militare.” Quando si dice la patria… Alle 8 di mattina siamo a Monaco. Salutata Manuela, posati i bagagli, nel pomeriggio sono già all’Oktoberfest con gli amici che mi ospiteranno: due greci, tre tedeschi, un brasiliano. Rimaniamo a bere fino a sera, quindi prendiamo barcollanti la via di casa. Un simpaticone in abiti tradizionali urta Tarek e gli urla qualcosa d’incomprensibile. L’accento carioca con cui il mio amico cerca di ammansirlo ha l’effetto di eccitare ancora di più il bavaro: “Torna al tuo paese povero! La Germania ai Tedeschi!” “Si è sempre meridionali di qualcuno” - Luciano De Crescenzo. E io che pensavo qui di essere al sicuro da nazionalisti della domenica… Alla metropolitana una coppia, anch’essi in vestiti tradizionali, ci si avvicina e profusamente ci chiede scusa per l’accaduto. “Conoscete quel tipo?” gli chiedo. “No” rispondono candidi “ma un tedesco non dovrebbe comportarsi così!”
P.S.: il Veneto ha meno di 5 milioni di abitanti. Chi glielo dice a Bossi che ha sbagliato a contare le truppe?
Marcello Gisondi

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