30 chilometri e più, le tante differenze
Oggi scrivo di un film insulso e di un libro che non ho letto. Recensire libri che non si è letti è pratica non proprio inusuale tra giornalisti e critici italiani. Ammetterlo è un po’ meno comune. Il libro in questione è “Il mangiatore di pietre” e parla delle montagne, di un omicidio e dei passeur, contrabbandieri di uomini e merci lungo il confine alpino tra Piemonte e Francia.
Altro non so. Se però, come sospetto, il libro è interessante quanto chi l’ha scritto, vale davvero la pena leggerlo.
L’autore si chiama Davide Longo, è nato a Torino nel 1971 e ha, nascosta tra barba e capelli, una faccia simpatica. Due settimane fa è venuto a presentare l’edizione tedesca del libro alla Literaturhaus di Monaco.
“Cos’è per Lei la scrittura?” gli ha chiesto la moderatrice dell’incontro. “Scrivendo cerco di riportare tutto agli elementi primari. All’inizio del libro uno dei protagonisti mangia pane e formaggio, masticandoli finché non ridiventano grano e latte. Questo è ciò che chiedo alla mia scrittura: sciogliere tutto il complesso di sensazioni che ci compongono negli elementi semplici che sono alla base di quel che siamo. Credo che il contatto con la durezza della natura faccia sì che alcuni sentimenti fondamentali - l’istinto di sopravvivenza, il bisogno di amore, la necessità di sapere che dopo la nostra morte rimarrà qualcosa di noi… - diventino più nitidi.”
A chi gli ha fatto notare che i protagonisti del libro sono al tempo stesso italiani e di confine, lui ha risposto: “In Italia i confini sono molti più di quanto si possa
immaginare. Ogni 30 km si attraversano mondi diversi che differiscono per dialetti, cibi, modi di pensare, di corteggiare le donne… Io, essendo piemontese, credo di avere una visione del mondo più simile a quella di un provenzale che a quella di un siciliano o di un veneto…”.
Igor che ha assistito con me alla presentazione è triestino. Spesso ci siamo trovati a notare come i numerosi “30 km” che separano la sua Trieste asburgica e internazionale dalla mia Campania borbonica e papalina facciano di noi dei connazionali solo in parte.
“Sarà tradotto in tedesco anche il suo libro precedente?” ha domandato a Longo un estimatore bavarese. “Beh… Se comprate molte copie di questo qui!”. La metà italiana della sala ha riso divertita. Poi si è chetata per permettere alla moderatrice di tradurre la risposta in tedesco. Non appena questa è arrivata, un silenzio partecipato si è sostituito alle risate: il pubblico alemanno, prendendo in maniera serissima l’esortazione dell’autore, ha annuito col capo, raccomandandosi di regalare il libro a più gente possibile…
Ieri ero a Napoli e per sbaglio sono finito a vedere un film inglese: “The History boys”, pellicola tra le più inutili che la storia ricordi. Riaccesesi le luci, impietosi i commenti: “Ecco un altro motivo per cacciare l’Inghilterra dalla comunità europea… In dieci anni gli inglesi due cose c’hanno dato: la mucca pazza e ‘sto film!”.
Nota per eventuali lettori tedeschi: gli italiani non vogliono realmente cacciare l’Inghilterra dall’Unione Europea…