Il nettare degli dei
Bacco, il dio del vino, è stato certamente il più amato tra tutti gli abitanti dell’Olimpo. Ancora oggi è invocato nei testi letterari. A Napoli, poi, gli hanno dedicato il testo: “Poetar di vino” dove i più noti poeti partenopei si sono sbizzarriti a declamarlo nei modi più svariati. Pertanto citerò alcuni versi di alcuni di loro, iniziando da Eduardo De Filippo che in “E allora beve”, conclude: “Chist’ surs’ ‘e vino vence a partita cu’ l’eternità”. Raffaele Viviani nella poesia “Omm’ e vino” così descrive una cenetta sul terrazzo “’nterra ‘o peretto ‘e vino dint’ ‘o lato cu’ ‘a funtanella ca’ ce scorr’ ‘ncoppa”. Ernesto Murolo, invece, nella poesia “Marina piccola” così conclude: “Ognuno ‘e nuie speruto co’ ‘u pensiero, ogni ricordo nu’ bicchiere ‘e vino”. Infine, Don Liberato Bovio, nel suo “Brinnese” chiude così: “Vino sincero, ho detto al cuoro, al povero mio cuoro, chiagne pe’ cunto tuoio ‘ca io mo’ sto allero…”. Poiché tutti hanno messo in risalto solo il vino senza badare alla qualità, mi piace chiudere con una massima in onore dell’intenditore: “Chi per la vita tiene beve poco, ma beve bene”.
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