Cile: la nuova frontiera dell' olio extravergine
Situazione microclimatica ideale, piante sane, prezzi controllati: sono questi gli elementi che fanno del Cile un fondamentale punto di riferimento sul mercato dell'olio extravergine. Era il 1946 quando José Canepa, immigrante ligure, piantava 86 ettari di olivo in una sua proprietà a sud di Santiago. Solo 60 anni dopo, il comparto olivicolo cileno entra di diritto nella produzione mondiale. Per ora essenzialmente dal punto di vista qualitativo, con diverse etichette che rastrellano premi e riconoscimenti importanti nei vari concorsi mondiali.
Ma anche l’aspetto quantitativo sta conoscendo un periodo d’oro e i prossimi anni promettono di essere assai interessanti. L’ultima stagione in Europa ha visto una raccolta quantificata intorno ai 2 milioni di tonnellate, in linea con le precedenti annate; mentre la richiesta mondiale, nello stesso periodo, è in crescita.Non è quindi un caso che il Cile si stia muovendo con perizia e intelligenza per far fronte a quella che sarà la richiesta dei mercati. Attualmente sono 12.000 gli ettari olivetati ma si sta lavorando per portarli a 100.000 già entro il 2030. Una crescita esponenziale figlia del boom che l’extravergine cileno ha conosciuto negli ultimi anni. Una crescita dovuta a una serie di elementi
essenziali: le condizioni microclimatiche, piante sempre sane anche per la totale assenza della mosca olearia, coltivazione intensiva con un potenziale vicino ai 2500 litri per ettaro (5 volte più che in Europa). E inoltre un controllo dei costi straordinario (piantare un olivo costa in Cile 7 volte meno che in Europa) che permette agli extravergine cileni di essere competitivi su tutti i mercati. Logico quindi che anche i maggiori Paesi produttori di olio abbiano puntato le loro attenzioni sul Cile.
Ettari ed ettari di buona terra che, secondo le previsioni, dovrebbero regalare nei prossimi anni degli extravergine di altissima qualità e dai prezzi contenuti. E con in più un ulteriore valore aggiunto, quello della controstagionalità. Il che significa che gli extravergine andini raggiungono il loro top qualitativo proprio nel periodo in cui quelli mediterranei sono in fase calante. La presenza di 5 produttori cileni al Sol, padiglione del Vinitaly di Verona, è volta proprio ad aprire dei contatti con l’Italia. Proprio per questo le giornate veronesi, con gli incontri organizzati e i seminari, hanno rappresentato un’ottima occasione per conoscere e avvicinare questa nuova frontiera dell’extravergine.
F.D.V.