16/11/2007   17:58 1169

Ricongiungimenti familiari


Nell’era della comunicazione i nuovi sistemi per tenersi in contatto con chi vive lontano da noi si sprecano. Se la posta elettronica ci ha abituati nuovamente a scrivere – il che ha molti aspetti positivi – le chat sono sempre più usate da giovani e meno giovani per raccontarsi ciò che accade durante la giornata o confidarsi protetti dalla privacy del pc. E non c’è bisogno di rischiare l’ovvietà parlando di come il telefono cellulare abbia modificato le nostre relazioni. Il moltiplicarsi degli strumenti comunicativi non sempre s’accompagna però alla dimestichezza nel loro utilizzo. Accanto alla difficoltà di scrivere o leggere sms, direttamente proporzionale all’età del destinatore del messaggio, sono le videochiamate a riservare le maggiori insidie. Ne sono stato testimone la scorsa settimana, complice mio padre che aveva deciso di contattare mio fratello, da qualche tempo domiciliato per lavoro a Torino. La scena può essere descritta più o meno in questi termini. Nel buio corridoio di casa, mio padre ha tentato la chiamata con un telefonino dotato di videocamera esterna ma – pare – non interna. Sicché, benché mio fratello fosse ben visibile sullo schermo del nostro telefono, lui non riusciva a vedere che scure pareti. Quando mio padre si è deciso ad accendere la luce nel corridoio e a girare il proprio telefono sul retro, mio fratello ha potuto vederlo, ma mio padre non poteva più vedere lui perché lo schermo del suo telefono era rivolto all’esterno. Il gap comunicativo si è risolto con un’idea geniale: papà ha deciso di mettersi di fronte allo specchio. In questo modo, la videocamera esterna del nostro telefono poteva proiettare l’immagine dei miei genitori intenti a salutare nello specchio come dall’oblò di una nave, mentre lo schermo del telefono, ovviamente rivolto verso di loro, proiettava tranquillamente l’immagine di mio fratello intento a parlare. Nei luoghi comuni della famiglia smembrata e mezzo emigrata, sorprendentemente riavvicinata da una tecnologia che non domina, non poteva mancare la chiamata della madre all’altro figlio, perché accorresse anche lui allo specchio a salutare il fratello lontano. Indi mia madre mi ha chiamato ma io non solo non ho fatto in tempo ad accorrere, l’ho pure avvisata che avrei scritto questo pezzo: la scena era troppo ilare perché la tenessi tutta per me. Ed ecco fatto. Alle magie della tecnologia, io continuo a preferire la carta stampata.

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