La ferocia della lupa romana
Qualche giorno fa, nel raccontarmi di un diverbio avuto col proprio dirigente, una mia conoscente, insegnante di Lettere, mi ha detto di aver reagito con “ferocità” alle richieste del collega. Il termine, corretto ma desueto, mi ha riportato alla memoria un altro episodio. Protagonista, anche stavolta, un’insegnante, ma di Storia dell’Arte. Diverso però il contesto, visto che si parla di quando ero uno studente al Liceo scientifico di Benevento. Al tempo, tenevo un terribile diario su cui appuntavo tutte le gaffe dei docenti, per condividere con i compagni l’ilarità che alcune delle loro sortite suscitavano. Tra esse, l’affermazione, sempre della medesima professoressa, secondo cui “di solito, quando nasciamo, siamo piccoli”, come a dire che esistono anche dei casi in cui la norma viene invece smentita e si nasce, come dire… già grandi. Ma l’affermazione sovvenutami in relazione alla ferocità tra colleghi si riferisce piuttosto alla memorabile lezione nel corso della quale l’insegnante cercò di spiegare a una classe tutto sommato attenta e partecipe, le caratteristiche della celeberrima scultura della Lupa (nella foto), custodita nell’omonima sala di Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, a Roma. Nell’illustrare la posizione dei due fanciulli intenti a succhiare alle mammelle del quadrupede, come la tradizione ci ha abituati a pensare a Romolo e Remo, la spiegazione si allargò all’espressione della lupa dalla quale, stando alla ricostruzione plastica dell’insegnante, doveva desumersi la ferocìa dell’animale. Fa sorridere non tanto lo spostamento d’accento rispetto alla corrispondente parola italiana (feròcia), quanto il fatto che, a guardarla, questa lupa che quasi ignara allatta i suoi figli adottivi, non pare affatto malvagia e crudele. Al più, sembra allibita. Inconsapevole del ruolo che la storia ed il mito le avrebbero attribuito. E che la docente avrebbe interpretato a modo suo. Ove l’indimenticata insegnante si trovi a leggere queste righe, non se ne abbia a male. Gli studenti, si sa, sono giudici implacabili. Anzi, fèroci…
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