19/05/2008   11:28 813

Fini contro i gay. Reazioni sannite


La “questione omosessuale” è sempre al centro dell’attenzione e alimenta dibattiti, suscita reazioni, vede divisi gli italiani. Il “Quaderno” del 25 aprile del ‘98 commentò l’esternazione sul tema di Gianfranco Fini, allora leader di Alleanza Nazionale, sostenitore dell’inconciliabilità tra orientamento omosessuale e insegnamento alle elementari. Niente maestri gay, in sostanza. Carlo Panella sottolineò il carattere culturale della questione in ballo: la sortita di Fini avrebbe avuto lo scopo di intercettare il consenso dell’area più retriva della società italiana. E a Benevento? Come racconta Nicoletta Basile, non tutti concordarono. Ecco Gianleonardo Caruso, consigliere a Palazzo Mosti: “I metri per giudicare la competenza di un maestro sono altri”. Non dissimile la posizione del sindaco Pasquale Viespoli, mentre così parò Nazzareno Orlando: “Fini è stato male interpretato”. La difesa della “tradizione” spettò alla consigliera regionale Rosetta De Stasio: “Sono d’accordo, i maestri devono insegnare ai bambini i principi della religione cattolica, i valori della famiglia, l’amore per la mamma e per il papà: un gay non è in grado di farlo”. Come chiosa non ci starebbe male la frase pronunciata da Giulio Andreotti, fiero oppositore dei Dico: “I gay? Dante li mette nell’Inferno”. Vero, tuttavia il Sommo Poeta (nato nel 1265) rivolge le seguenti parole a un dannato mescolato alla folla dei sodomiti (XV canto, VII cerchio): “’n la mente m’è fitta, e or m’accora / la cara e buona imagine paterna / di voi quando nel mondo ad ora ad ora / m’insegnavate come l’uom s’etterna”. L’interlocutore si chiamava Brunetto Latini. Ed era il maestro di Dante.

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