Chimera del corso pedonalizzato divenuta felice e difesa realtà
Da quasi quattro anni, i beneventani si godono il piacere di passeggiare sul Corso Garibaldi senza l’intralcio e il frastuono provocato dallo sciamare continuo di autovetture e motorini. Grazie alla pedonalizzazione, avvenuta nell’autunno 2004, si può davvero parlare di una nuova vita per la strada simbolo di Benevento, l’arteria di collegamento tra l’area storica e quella moderna. Una scommessa vinta a suo tempo dall’Amministrazione di centrodestra, capeggiata da Sandro D’Alessandro. Non poche furono le resistenze, soprattutto da parte di certo ambientalismo e di alcuni commercianti operativi in zona. Le opposizioni si scontrarono con una scelta, a lungo andare, rivelatasi non solo conforme alla tendenza in auge presso le città dotate di nuclei d’interesse storico-artistico, ma anche propedeutica a un modo diverso di vivere la città di Benevento, troppo spesso sottovalutata dagli stessi cittadini nei suoi luoghi più caratteristici e suggestivi. Sembra sia passato un secolo da quando smog e sgasate insopportabili imperavano all’ombra dell’Hortus e del non ancora restaurato Palazzo Paolo V. Sarebbe interessante, oggi, verificare l’accoglienza in città di un eventuale ritorno al passato, magari su proposta di chi già all’epoca aveva pesantemente stigmatizzato la decisione di chiudere al traffico: difficilmente sarebbe risparmiato da contestazioni non esattamente distinte per mitezza e urbanità. Acqua passata ormai, ma il compito di questo spazio è rievocare, e nel febbraio 1998 la pedonalizzazione era ancora di là a venire. Eppure qualche componente della Giunta di centrodestra aveva insinuato il dubbio, senza dimenticare come il Quaderno, fin dagli inizi, della sua quasi ventennale vicenda, abbia più e più volte ribadito la necessità di impedire alle auto di circolare nella via intitolata all’Eroe dei Due Mondi. Che ci sia voluta un’Amministrazione guidata da un ex-missino per realizzare una misura obiettivamente progressista (si pensi alla politica filo-automobilistica di Lega e An in quel di Milano) fa parte di quelle contraddizioni tipiche della politica post-ideologica dalla non facile interpretazione tipiche della politica post-ideologica. Ma torniamo ai tempi di Viespoli: l’idea di smistare la circolazione lontano dal coro era venuta al Ccd, con una sortita del consigliere mastelliano Nazzareno Lanni. Questi, infatti, aveva espresso un parere contrario alla proposta della Giunta di attivare la regolamentazione della sosta per mezzo dei “grattini”,
provvedimento inserito nella più generale rielaborazione del Piano Traffico, vero punctum dolens del sindacato viespoliano: il futuro senatore fin dal 1995, poco prima del traumatico termine del primo mandato, aveva faticosamente cercato di districarsi tra divieti d’accesso e sensi unici, fino ad affidare una parte del gravoso incarico a una società specializzata, la felsinea Sisplan.
L’idea di inserire i “gratta e sosta” venne all’assessore al ramo Domenico Visco, in quota Forza Italia. Tuttavia, l’ispirazione gli era venuta a seguito di un’analoga misura assunta dalla Giunta partenopea, allora entusiasticamente guidata da Antonio Bassolino del Pds (la “s” doveva ancora essere sottratta, ma questa è un’altra storia…). Diverse le aree a parcheggio da gestirsi secondo tale sistema, senza dimenticare l’ancora inutilizzato megaparcheggio di Via del Pomerio: mancava ancora un anno e mezzo dal celebre raid compiuto da Viespoli per “liberare” la struttura ancora chiusa al pubblico, anch’essa oggi finalmente fruibile. Comunque, la proposta-Lanni non ebbe accoglienza: quando Lorenzo Preziosa scrisse l’articolo si attendevano ancora sviluppi, ma il partito del “gratta e sosta” avrebbe avuto la meglio e per oltre un lustro i cittadini beneventani avrebbero riversato l’obolo nelle casse comunali, pena l’elevazione di salate contravvenzioni. Sia chiaro, i problemi legati al traffico permangono e la necessità di redigere un piano in grado di rendere maggiormente scorrevole una circolazione ancora troppo faticosa non è certo venuta meno, soprattutto per una città dalla bassa densità come Benevento: i primi giorni dell’epoca post-pedonalizzazione provocarono diversi fenomeni di disorientamento, col tempo rientrati. E qualche idea formulata nel lontano ‘98 per migliorare lo stato dell’arte in altre zone cittadine potrebbe essere, se non ripresa, almeno riadattata alle mutate esigenze. Si prenda, per esempio, l’ipotesi di creare nel Rione Mellusi un sistema di “circolazione a stanze”, con i flussi disposti in modo da ruotare intorno all’area (in alcuni orari eccessivamente congestionata) e formare in tal senso una sorta di circonvallazione di quartiere. E magari esportare il modello anche in altri nuclei cittadini. Sempre che a qualcuno non venga in mente di riaprire il corso alle auto. Impossbile? Mai dire mai, soprattutto in politica…
Vincenzo Del Core