E Capezzone volle riformare
In passato abbiamo riferito del complicato iter sostenuto dall’Università del Sannio nel 1997 per ottenere l’agognata autonomia. Qualche mese dopo Carlo Maria Miele andava da Roberto Capezzone, assessore in carica al settore, a chiedergli di fare il punto della situazione. “Il Comune a spicchi”: questo il nome scelto per la serie d interviste ai diversi componenti della Giunta Viespoli. L’allora alleatino parlò di “situazione di stallo”, troppi ancora gli aspetti da definire sul piano logistico-urbanistico (queste, del resto, sono le competenze dell’assessorato rispetto all’Ateneo). Tra le idee-guida reperibili, la volontà di risistemare il centro storico, sede di diversi dipartimenti. In effetti, all’epoca dell’intervista, la più importante zona cittadina si presentava poco attraente, flagellata dal traffico e da testimonianze d’incuria rispetto alle quali, anche oggi che la situazione è cambiata, è sempre opportuno vigilare. Non mancavano le divergenze con l’opposizione, non tanto sulla comune buona valutazione del Piano Universitario Zevi-Rossi, risalente al decennio precedente e al lavoro della tanto spregiata democristianissima Giunta Pietrantonio, quanto sul metodo da adottare: “Diversamente da loro, noi pensiamo a un piano da definirsi grado per grado, in base alle diverse esigenze, non si può già definire adesso ogni aspetto e ogni particolare”. E così, l’ex missino Capezzone fece proprio l’approccio tipico dei riformismi di stampo europeo.
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