Consueti litigi e solite alchimie
Il Quaderno dell’11 aprile 1998 rese conto del passaggio del presidente della Provincia di Benevento, Roberto Russo, nelle fila di Rinnovamento Italiano. A capo di una Giunta premonitrice delle “larghe intese”, l’ex forzista trovò ospitalità tra i fedeli di Dini, in quegli anni ministro degli Esteri del Prodi I. Dini, banchiere fiorentino, già ministro del Berlusconi I, quindi premier dopo il ribaltone che cacciò il Cavaliere nel 1995 e oggi, dopo una legislatura nell’Unione, tornato membro fondatore del “Pdl”. Sì, certe pratiche non si verificano solo nel Sannio solo che, quando le fanno i borghesi del centro-nord, i media non calcano la mano. Russo era a capo di una Giunta di centrodestra poi costretta a chiedere aiuto a consiglieri di qualunque forza, compresi Pds e Ppi, tardivamente defilatisi all’epoca
della scelta diniana di Russo. Lello Bianco confermò la linea della Quercia, da lui guidata, anche se il capogruppo alla Rocca, Nunzio Antonino, costretto a lasciare la poltrona di presidente del Consiglio, la pensava diversamente: “La scelta di Russo è la concretizzazione del mio disegno, non si può escludere un ritorno in maggioranza”. Il dichiarante poi è passato nel Pdci e s’è candidato alle Provinciali nella “Sinistra Arcobaleno”: come dire, certe odierne percentuali di chi si propone come antagonista al sistema hanno radici lontane. Quella consiliatura alla Provincia s’interruppe nel 1998 e s’aprì “l’era-Nardone”. Russo lasciò la politica attiva, tornando a fare l’avvocato.
Vincenzo Del Core