Liberi dalla libreria
Con Zazie nel metrò, Raymond Queneau utilizza la figura della ragazzina impertinente come strumento probatorio dell’insufficienza del linguaggio a raccontare la realtà, là dove si utilizzano modelli stilistici rigidi, capaci solo a generare caotica ambiguità. Roland Barthes definì il etsto una “lotta corpo a corpo con la Letteratura, per ricomporre con le sue rovine un diverso e gioioso modo di parlare”. Un estratto: “L'essere o il nulla, ecco il problema. Salire, scendere, andare, venire; tanto fa l'uomo che alla fine sparisce. Un tàssi lo reca, un metrò lo porta via, la torre non ci bada, e il Pànteon neppure. Parigi è solo un sogno, Gabriel è solo un'ombra, Zazie il sogno d'un'ombra (o di un incubo) e tutta questa storia il sogno di un sogno, l'ombra di un'ombra, poco più di un delirio scritto a macchina da un romanziere idiota”.
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