Retromarce e mutamenti
Clemente Mastella ha aperto la crisi di governo che, prevedibilmente, porterà alla caduta di Prodi e, probabilmente, alle elezioni anticipate. L’ha annunciato, tramite media, il 21 gennaio, cinque giorni dopo essersi dimesso da ministro, per la bufera giudiziaria sui vertici del suo partito, provocata da un’inchiesta della Procura di S. Maria Capua Vetere. Decine di arresti domiciliari tra cui il presidente del Consiglio Regionale, Sandra Lonardo, moglie del leader, l’altro consigliere regionale sannita Fernando Errico, il sindaco di Benevento Fausto Pepe. I togati ci sono andati pesanti anche coi capi d’accusa. Su tutti l’ipotizzare l’Udeur campana come un’associazione a delinquere guidata dal consuocero di Mastella, Carlo Camilleri, imprenditore. Fatti giudiziari ed eventi politici intrecciati. Mastella s’è detto vittima d’una congiura di magistrati e politici casertani e ha motivato la sua rottura del Patto dell’Unione di centrosinistra per la mancata solidarietà ricevuta dalla coalizione. Prodi, nel chiedere martedì 22 la fiducia alla Camera, portando in Parlamento la crisi, ha invece detto che solidarietà politica e personale a Mastella è stata espressa da Governo e maggioranza. Indipendentemente dagli esiti della crisi, dunque, è frattura definitiva tra Udeur e centrosinistra. Esito che, con l’attuale (pessima) legge elettorale basata sulla disputa tra due coalizioni, porterà di nuovo Mastella in un centrodestra, largamente, favorito nei sondaggi nel caso di ritorno anticipato alle urne. L’Udeur, però, sta ancora con l’Unione nelle giunte della Regione Campania, della Provincia e del Comune di Benevento. A Napoli l’eventuale uscita del Campanile dalla maggioranza solo la ridurrebbe a 33 consiglieri su 60. Alla Rocca dei Rettori si tornerà alle urne a maggio, per scadenza naturale: non gravi sarebbero le conseguenze del divorzio anticipato d’un paio di mesi. Maggiori i problemi a Palazzo Mosti dove il centrosinistra già da mesi è in crisi. A meno di nuovi e nauseanti ribaltoni, col centrodestra che passa a sostenere il sindaco Pepe, anche a Benevento il ritorno al voto non è ipotesi remota. Intanto, però, il primo cittadino è agli arresti domiciliari e il cerchio torna a chiudersi sulla vicenda giudiziaria che ha fatto da detonatore a quella politica. Sul portale di questo giornale www.ilquaderno.it, il 17 gennaio, per primo in questa provincia ho scritto un commento sugli arresti, sulle modalità della loro esecuzione e sull’impatto in un territorio che, pure il prefetto, ha visto interdetto dall’indagine. Non sono rimasti, nei giorni seguenti, solo i nostri i dubbi per la gravità delle accuse formulate sulle finalità d’un
partito politico e sui provvedimenti cautelari chiesti e ottenuti, “per l’urgenza”, da un gip che, dopo averli emessi, s’è dichiarato incompetente. Rispettosi, sempre e comunque, del lavoro dei magistrati ne attendiamo gli esiti. Mastella non solo ha rigettato tutte le accuse ma ha denunciato pure un complotto di determinati giudici, con parole di fuoco. Un atteggiamento di sfida, in vista dei prossimi provvedimenti giudiziari che quindi dovrebbero sconfessare chi ha indagato finora: quelli del Tribunale del riesame sulla libertà degli arrestati e del nuovo gip del Tribunale di Napoli che erediterà l’inchiesta sammaritana.
Sul piano politico, quanto emerso dalle anticipazioni dell’ordinanza e dalle prime intercettazioni a carico degli indagati rese note non è certamente bello. Né sorprende, purtroppo, perché è il pane quotidiano del “confronto” politico, non una prerogativa dell’Udeur. Tutti i partiti sono interessati a nomine, prebende e posti di potere vari e i loro esponenti, privatamente, ne parlano nei modi “poco gentili” riportati sui media da questa inchiesta. Le pressioni, per ottenere quel che si vuole per il partito e i suoi sponsorizzati, vengono scritte in politichese sugli atti pubblici, ma espresse in dialetto o in un italiano devastato a voce. Tali pressioni in genere non sono reati ma la brutta politica, diffusissima, che “il Quaderno” da sempre censura e censurerà e che via via scende dalla difesa dei grandi interessi televisivi o bancari, ai primariati, alla gare d’appalto e ai concorsi minimi della periferia. Non vi si deve assuefare, mai. Essa rappresenta uno dei più grandi vizi dell’Italia (e non solo di quella politica), per ciò la materia d’indagine non ha sorpreso. Stupisce, semmai, la logorrea di certi personaggi coinvolti, irrefrenabile, pur dopo le rogne prodotte dalle intercettazioni ai furbetti del quartierino, al Governatore Fazio, a D’Alema, Fassino o a Berlusconi. L’indagine casertana rivela che, nonostante ciò, alcuni, tranquilli, hanno continuato a parlare a telefono di appalti, nomine e concorsi. Per di più, proprio mentre Mastella aveva in corso un’aspra battaglia, pure con ambienti della magistratura, per limitare l’uso delle intercettazioni telefoniche. Ma tant’è. E’ lo spirito sregolato dei tempi. Quello per cui ricevuta una contravvenzione per eccesso di velocità si cerca di non pagarla, non d’essere più prudenti. “Vezzo” questo assai diffuso e non solo tra la gente del Sannio. Poi, certo, col senno di poi, oggi, quella multa la pagherebbe di corsa. Ma la vita non è come la politica: non sempre si può tornare indietro.