La bora dubbi non ne ha
La scelta veltroniana di andare alle urne “libero, più che solo”, come ha detto a Spello, aprendo la campagna elettorale del Pd per le Politiche del 13 aprile, ha sferzato, come potente refolo di bora triestina. Sull’aria pesante che credevamo di dovere ancora respirare, quella delle coalizioni-contro, e che, stagnando dal 1994 in poi, ha finito per ammorbare. Quel vento vince sempre, tra Miramare e Piazza Unità. Senza le solide funi dei corrimano dove mantenerti, t’impedisce il cammino, ti porta altrove e, se indugi ancora e non corri ai ripari, ti scaraventa a terra. Il tempo di saggiare la consistenza delle raffiche, di capire che non si sarebbero chetate in pochi minuti, spente ad esempio da un “accordo tecnico” al Senato con la Sinistra Arcobaleno, e Fini era già corso a reggersi tra le braccia di Berlusconi che intanto gli aveva ingiunto: o ci saldiamo in un’unica lista per un solo gruppo parlamentare o quella vittoria nelle urne che, ancora, stringiamo tra le mani ci sarà strappata e volerà via. Disegnando nel cielo le stesse, improbabili traiettorie di un “Borsalino” divelto dalla testa di un signore d’età uscito, con troppa disinvoltura, dal Caffè degli Specchi, confidando nella tenuta dei propri sogni che, appunto, sfidano il tempo…
La bora autentica che mangia il Carso cessa di dominare ciò che le si frappone dopo la Laguna della Serenissima, facendosi, successivamente, mero vento pungente. Stavolta, quella politica è giunta anche a Benevento spostando, con tutto l’imbarazzo di chi subisce un irriguardoso sberleffo, la posizione sullo scacchiere di alcuni tra i principali protagonisti della scena politica sannita. Pasquale Viespoli e Clemente Mastella, udite! udite!, con ogni probabilità, saranno nella stessa lista, sotto il medesimo simbolo berlusconiano: il Popolo della libertà. A esser precisi, il matrimonio non è stato celebrato: Mastella ancora non ha aderito al Pdl come ha fatto, istantaneamente, Fini (per i suoi sodali) lasciando spegnere, senz’altro, la Fiamma Tricolore. Non pare proprio, tuttavia, che alle Politiche troveremo più sulla scheda il Campanile ceppalonese. Va, inoltre, sottolineato il fatto che di matrimonio combinato si tratta, prima che d’interesse. Perché Viespoli e Mastella non ne sapevano nulla, fino a venerdì 8 febbraio. Ne era all’oscuro anche Casini, perentoriamente, invitato quel giorno ad associarsi con una telefonata mentre era in treno. Tant’è che Pierferdinando, se l’è pure presa per il modo e ha avuto una (breve) reazione sdegnata d’orgoglio, prima di acconciarsi, aggrappandosi a un più prudente “Parliamone…”. Solo la Lega di Bossi
quindi potrà comparire affianco al simbolo del Pdl (e soltanto al Nord), Don Silvio non concede deroghe: chi è con me è nella mia lista, sotto il mio simbolo, altrimenti, è contro di me. Un imperativo, tipico da tycoon, questo di Berlusconi, ma la lista della vecchia Casa delle libertà, altrimenti, formata da decine di simboli di altrettanti partiti e partitini, avrebbe significato probabile sconfitta. Se, quindi, i due sanniti saranno sotto lo stesso simbolo, chissà se, almeno, avranno voce in capitolo per ottenere la candidatura disgiunta, uno alla Camera e l’altro al Senato. Per non tornare a litigare subito, perché, inevitabilmente, sarà un preciso segnale per il futuro, per i locali “popoli riuniti e liberi” dell’Udeur e di An, chi dei due verrà inserito con priorità nella lista e chi invece sarà posposto, non essendo esprimibili preferenze che ne sancirebbero in altro modo l’appeal. Le tempeste non hanno rispetto, nemmeno per la storia: Viespoli, da più d’un decennio, ripete che l’errore dei Poli è di allearsi, a turno, con Mastella, per i voti che porta, anziché isolarlo. Ebbene, altro che coalizione! Tutti e due saranno sotto una sola effige, nello stesso Popolo delle libertà. Il sindaco di Benevento, mastelliano, ha invece detto che per lui è troppo, che non ce la farà mai a incrociare i suoi destini con quelli di An e del centrodestra. Vedremo, Mastella ancora non ha aderito e manca qualche settimana prima della presentazione le liste. L’election day (Politiche e Amministrative abbinate) è quasi tramontato, tutto può ancora succedere. Il vento non è calato…
Trieste, terra estrema più che di confine, di mescolanze e pulizie etniche, crogiuolo di culture e faro per letterati, porto franco e mitteleuropea, irredenta e irridente con i suoi gioviali abitanti. Non a caso, dunque, preferita come sbocco massimo (140-150 km/h) da un vento pazzesco. Come quelli che, proprio lì, hanno potuto mettere, per la prima volta, il naso fuori dai lager chiamati manicomi. Un posto movimentato al punto che gli innamorati vanno a tenersi, circondati dal mare, su uno splendido Molo dal promettente nome: Audace. Una scelta coraggiosa quella di Veltroni che, come non di rado accade nella vita, spezzando i vincoli dei condizionamenti della paura di perdere, ha messo in moto un processo virtuoso di semplificazione della scena politica. E quanto ce n’era bisogno! “Si può fare” è lo slogan del Pd. La bora non ne ha mai avuto il dubbio, soffiando. Come i triestini a convivere con essa. Reggendosi forte, le volte in cui non si lasciano andare.
Carlo Panella