Benevento (Nostro servizio) -

 26/09/2007   10:58 7262

Adrenalina e paura nelle Gole di Caccaviola

Benevento (Nostro servizio) -

Ore 9. L’appuntamento è nel centro di Cusano Mutri. Arriviamo. Antonella e Roberto già sono lì ad aspettarci insieme alle guide, Ivan e Italo e ad altri due ragazzi di Napoli. Siamo pronti per partire alla volta del percorso avventura nelle Gole di Caccaviola.

Con un pulmino ci portano al punto di partenza tra strade sterrate tutte in salita, fino ad 850 metri d’altezza. Ivan ci dota di imbracature, caschi e guanti spiegandoci il loro utilizzo. Ora siamo pronti. Scendiamo per un po’ a piedi fino ad arrivare al primo salto nel vuoto: una teleferica di 25 metri d’altezza per 70 di lunghezza. Rosa comincia ad avere i primi tentennamenti e con lei anche io, Laura ed Antonella. L’impatto è davvero d’effetto. Spinte da vari incoraggiamenti, ci agganciamo al filo di acciaio con la carrucola e ci tuffiamo. Dall’altra parte ci aspetta l’altra guida, Italo, che ci prende. Ci sgancia. Le gambe ancora tremano. Quando tutto il gruppo è dall’altro capo dello strapiombo, giunge la notizia che durante il tragitto troveremo altre 35 teleferiche da superare.

Riprendiamo a camminare, tra mugugni e risatine isteriche, ma per poco. Una seconda teleferica si presenta ai nostri occhi. Questa volta la distanza da terra è minore. Agganciamo longue e carrucola corta e ci tuffiamo nuovamente. E così via, attraversando sassi enormi modellati dall’acqua nel corso dei secoli e lasciati scoperti dalla secca. “A giugno – spiega Italo, una delle guide – il letto del fiume si innalza i due metri. Bisogna seguire un sentiero alternativo perché l’acqua non consente di seguire il percorso che stiamo seguendo noi ora”.

Le escursioni nelle Gole di Caccaviola si svolgono infatti da giugno a settembre, se il tempo lo consente anche ad ottobre, novembre. A metà sentiero, ci fermiamo per consumare un panino e ricaricarci. Sono passate due ore e un quarto dal primo salto. Ce ne vorranno altre tre per terminare la nostra escursione. Chiediamo se siamo nei tempi canonici di percorrenza. “Una volta – racconta Ivan – una comitiva ha impiegato ben 9 ore per terminare il percorso. I più veloci, invece, solo 3 ore”. Siamo nel mezzo. Rinfrancati da questa notizia, con la pancia piena, riprendiamo con fatica a camminare.

Ogni tanto si sente qualche folata di vento. Le guide sono nervose. Ci urlano più volte di stare il più possibile sotto le rocce: c’è rischio di caduta pietre. Tant’è che quando ci sono queste condizioni le escursioni non si tengono. Messi in guardia, continuiamo ad arrampicarci. Siamo quasi alla fine del percorso, ora siamo veramente sfiniti. Le guide, prendendoci in giro, seguitano a ripetere che siamo quasi a metà percorso incontrando la “disapprovazione” di tutti.

Alla fine decidono di dirci la verità. Manca poco al traguardo. Ma prima la prova finale. Una delle ultime, spaventose teleferiche: decisamente in pendenza, lunga 80 metri e alta 30. Nonostante ne avessimo superate tante, questa ci mette ancora una volta in difficoltà. Roberto si lancia per primo per non sentire le nostre lagne.

Dopo di lui, Gianluca, Antonio e Massimiliano. Quindi tutti gli altri. Superiamo anche quest’ultimo scoglio. Ancora pochi metri ed è davvero finita. Distrutti, dopo 5 ore e 2,7 chilometri usciamo dalle gole. Stanchi, ma entusiasti per l’avventura vissuta e per i posti meravigliosi attraversati. Non tutti. Rosa infatti ha giurato che “questa è stata la prima e ultima volta”.
A.L.


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