Benevento, parla l'ex sindaco D’Alessandro: la Giunta fa solo annunci e il Pdl non mi convince
Da più di due anni Sandro D’Alessandro non è più il sindaco di Benevento. Dismessa la fascia tricolore è tornato a fare il medico a tempo pieno nel suo studio di Piazza Risorgimento dove abita con la sua famiglia. Nonostante la sconfitta elettorale delle passate elezioni comunali, l’esponente di AN non ha perso la sua passione per le vicende amministrative e politiche della città. In questa intervista concessa al Quaderno.it, D’Alessandro offre uno spaccato sull’attività di governo della Giunta Pepe, criticando soprattutto l’incapacità di questa Amministrazione a realizzare le cose che annuncia. Non manca poi di sollevare le sue perplessità sul cammino di avvicinamento alla costruzione del Pdl.
La Giunta Pepe si appresta a tagliare il traguardo di metà mandato. Cosa salverebbe di questa Amministrazione?
Questa è una squadra di governo che punta sul messaggio e sull’annuncio ma non sulla concretizzazione e sulla realizzazione delle cose che dice. Si parla continuamente di grandi progetti ma poi non si riescono a risolvere i problemi con cui quotidianamente si scontrano i cittadini. In definitiva, credo che questa classe dirigente non sia all’altezza del compito affidatogli dagli elettori. C’è una politica dell’apparenza che conta di fare colpo su un popolo speranzoso nel futuro che però non verrà mai.
Candidatura Unesco, Città Spettacolo, Quattro Notti e Universo Teatro. Nemmeno la programmazione culturale dell’assessore Del Vecchio salverebbe?
Non nego che l’avvio della procedura del riconoscimento del complesso di Santa Sofia nel patrimonio dell’Umanità sia un fatto positivo. Anzi, spero in un esito positivo affinché la nostra città possa aprirsi a un circuito di conoscenza e di turismo sempre più ampio. Lo meritano le ricchezze culturali, monumentali e architettoniche che abbiamo conservato. Mi lasci dire, però, che l’assessore Del Vecchio ha dilapidato l’eredità in merito ai progetti di formazione al teatro.
Si riferisce a Technè di Ruggero Cappuccio?
Esatto. Ironia della sorte è stato un sindaco illuminato di sinistra, come Vincenzo De Luca di Salerno, a scommettere su questa esperienza e, quindi, a offrire possibilità di crescita per i giovani. Questa è una sconfitta politica per la nostra città di cui sono responsabili Pepe e Del Vecchio. A causa di una politica di piccolo cabotaggio da loro continuamente praticata, sono stati capaci di perdere finanziamenti nazionali che, come in passato, il sottosegretario Viespoli avrebbe certamente rintracciato. Evidentemente ritengono più vantaggioso impiegare risorse economiche in piccole cose che danno consenso politico ma non spessore culturale.
Veniamo ai problemi dei Vigili Urbani. Nonostante la sostituzione del comandante Paolo Tosato da lei confermato, la situazione non è migliorata. Può spiegarci come mai?
In linea generale, dobbiamo constatare che ogni ambito lavorativo presenta le sue difficoltà e quindi non mi scandalizzerei per le frizioni di cui stiamo discutendo. In ogni caso, ora trovo stucchevole il duello ingaggiato tra l’assessore e il comandante attuale. Gli amministratori devono avere la capacità di mediare e risolvere i problemi. Per dirla semplice: i panni sporchi si lavano in famiglia. Le chiacchiere sui giornali non servono, anzi alimentano solo il malcontento. Durante il mio mandato, i problemi non sono mancati ma abbiamo fatto prevalere il confronto e la discussione serena per trovare la sintesi. Avevo poi un comandante che, oltre a essere un profondo conoscitore dell’ambiente, era una persona molto preparata e onesta. Non è stato sempre facile ma i risultati sono arrivati. Basti pensare al trasferimento del Corpo nella sede dell’ex lazzaretto di Rione Libertà.
Pepe non riesce a nominare il dirigente del Settore Urbanistica. Anche durante il suo sindacato i problemi non mancarono. Si tratta di una maledizione per gli amministratori di questa città?
E’ un ambito molto delicato, non c’è dubbio. Gli interessi in campo sono molteplici soprattutto in questa fase di programmazione territoriale così complessa. Nei miei cinque anni ho cambiato tre dirigenti anche se i primi due sono stati solo per la prima fase. Quando ho deciso di sterzare non è stato facile. Avevo i partiti della coalizione che mi tiravano la giacca e così mi sono fatto consigliare un professionista che venisse da fuori città. Alla fine ho scelto Franco
Cassano, dirigente della Regione Campania, che mi ha offerto un valido contributo nell’azione amministrativa.
Si pente di aver favorito la costruzione del palazzo Passarelli al Via Atlantici ora che il Consiglio di Stato ha riconosciuto l’illegittimità di quell’intervento?
Con serenità posso affermare che anche su questa vicenda la mia amministrazione ha cercato di favorire l’interesse pubblico in buona fede. Era un intervento che rientrava nell’opera di recupero di Viale Atlantici. Insieme all’edifico, pensavamo di recuperare lo spazio verde che sarebbe stato offerto alla cittadinanza. La vicenda col tempo si è complicata, poi sono giunte le elezioni e la nuova Giunta ho visto che non ha saputo governare questi processi. Tuttora non saprei dire come andrà a finire. Penso che di questa storia ne sentiremo ancora parlare.
L’insegnamento alla fine qual è?
La vicenda Passarelli è un po’ l’emblema di quello che accade spesso in questa città. Prevalgono gli egoismi di parte e a soccombere è sempre l’interesse pubblico, il bene comune. Basta che un’opera infastidisce un privato, un condominio, un palazzo che tutto si blocca. Ma così è difficile andare avanti, fare qualcosa. Si guarda solo al proprio orticello.
Come è già accaduto durante la sua Amministrazione, anche negli ultimi due anni, Legambiente ci pone negli ultimi posti della classifica sulla qualità ambientale. C’è una cattiva continuità in questo?
Bisognerebbe fare di più. Noi avevamo messo in campo una serie di progettualità in questo senso. Le dico di più. Non ho avuto remore a concedere le autorizzazioni alla Provincia, governata dal centrosinistra, per la realizzazione della pista ciclabile. Credevo che fosse importante raggiungere questo obiettivo per una città come la nostra al di là dei colori politici. Così come è stato fondamentale la ristrutturazione della villa comunale che è il cuore verde della nostra comunità.
Con il centrodestra Piazza Commestibili non era partita. E’ contento del risultato prodotto da questa Amministrazione?
Possiamo dire ciò per Piazza Commestibili ma anche per altre vicende. Il merito però non è di chi ha tagliato il nastro, se permette, ma di chi l’ha immaginata, l’ha progettata e poi realizzata. E ancora più difficile è stato chiudere il pregresso anche giudiziario di quella vicenda. La scommessa odierna, se vuole, è di portare persone in quell’area. Purtroppo non capisco perché non si mette mano al parcheggio di Porta Rufina, perché la sede dell’Iacp si andrà a insediare a Pacevecchia e non in quella zona. Bisogna creare movimento, opportunità altrimenti la gente stenterà a passarci di lì. Noi avevamo inserito quell’intervento in un progetto più complessivo di recupero dell’area.
La convince il cammino verso il Pdl? Come si sente a essere diventato berlusconiano?
Chi non ambisce a incarichi e ha fatto della coerenza uno stile di vita, non ha timore a dire le cose che pensa. Con onestà devo ammettere che avverto un senso di malcontento per le cose che sento. Innanzitutto alla fusione avrei preferito una confederazione. Così come considero infelice l’uscita di Fini sull’antifascismo quale unico valore del nuovo soggetto politico. Non c’è nulla di nostalgico in quello che dico perché sono consapevole che l’MSI ha esaurito la sua funzione storica dopo il crollo del muro di Berlino. Però quelle parole del presidente della Camera alimentano la contrapposizione ideologica perché pone da una parte i buoni e dall’altra i cattivi. Ma così non si aiuta la pacificazione in questo Paese.
Insomma si parte con il piede sbagliato?
Vedo incertezza sul quadro di riferimento. Quando nel 1993 è nata Alleanza Nazionale sapevamo che chiudevamo una storia per aprirne una più ampia, più plurale. Ora è difficile capire dove stiamo andando. Mi auguro che ci sia la possibilità ancora di discuterne insieme per migliorare questo progetto. Sono molto pessimista perché le classi dirigenti di oggi sono deboli e interamente piegate ai voleri del leader.
Pellegrino Giornale