Stretto di Hormuz, la via del petrolio: cosa succede se Iran lo chiude 22/06/2025   17:52 214

Stretto di Hormuz, la via del petrolio: cosa succede se Iran lo chiude


(Adnkronos) - La chiusura dello Stretto di Hormuz sarebbe una mossa "suicida" per l'Iran. Ne è convinto il vicepresidente statunitense JD Vance, che si è espresso così ai microfoni di Nbc News, dopo i raid Usa contro siti nucleari nella Repubblica Islamica. Il Majlis, il Parlamento di Teheran, "è arrivato alla conclusione che lo Stretto di Hormuz debba essere chiuso, ma la decisione finale in merito spetta al Consiglio supremo di sicurezza nazionale", ha detto il generale dei Guardiani della Rivoluzione Esmail Kowsari, che siede nella commissione Sicurezza nazionale del Majlis, in dichiarazioni riportate dall'iraniana Press Tv.  

Lo Stretto di Hormuz, che Teheran minaccia di bloccare nel mezzo dell'escalation con Israele, è una rotta strategica per il trasporto di petrolio e Gnl. 'Corridoio marittimo' fra Iran e Oman, collega il Golfo Persico con il Golfo dell'Oman e il Mar arabico. La maggior parte del petrolio e del Gnl esportato da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Iraq, Qatar e dallo stesso Iran passa da qui. 

"L'intera economia (iraniana) passa attraverso lo Stretto di Hormuz", ha detto Vance. Appena 33 chilometri nel punto più stretto, da Hormuz - stando alla U.S. Energy Information Administration - nel 2024 sono passati in media 20 milioni di barili di greggio al giorno e il transito è stato cruciale per circa un quinto del commercio globale di Gnl, innanzitutto dal Qatar.  

Secondo l'Agenzia internazionale per l'energia, lo Stretto di Hormuz è "la via d'uscita dal Golfo per circa il 25% delle forniture di petrolio a livello globale" e la sua "chiusura, anche per un tempo limitato, avrebbe un impatto importante sul mercato del petrolio e del gas". In passato non sono mancati casi di sequestri di petroliere da parte dei Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran iraniani. Negli anni Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita hanno cercato di trovare altre rotte per bypassare lo Stretto di Hormuz, anche con la costruzione di oleodotti. 

''E' una situazione molto complessa. E' doveroso fare una premessa: una cosa è la richiesta di chiusura dello stretto di Hormuz e una cosa è attuarla, anche dal punto di vista militare. Stando alla situazione attuale, l'Europa e tutto l'Occidente è impaurito dalle possibili conseguenze di questo atto. Fa più effetto il fatto che sia stato richiesto da parte del Parlamento iraniano perché già questo basta per infiammare i mercati e avere conseguenze che peseranno sui consumatori'', sottolinea all'Adnkronos Francesco Sassi, ricercatore in geopolitica dell’energia all'Università di Oslo. 

''I mercati energetici europei e asiatici saranno quelli maggiormente colpiti - prosegue Sassi - Andiamo verso una settimana di fuoco. Si tratta di economie europee già zavorrate dal debito pubblico, da una crescita sfibrata. Sull'energia ci accorgiamo che non pesano solo la guerra tra Russia e Ucraina. L'Europa si trova a giocare una partita con le spalle al muro. Nello stretto di Hormuz e nel Golfo Persico in generale, ci sono i Paesi produttori di gas e petrolio più grandi al mondo. A questo si aggiunge una situazione di grande squilibrio sui mercati internazionali e questo crea ancora più preoccupazione, perché l'Europa ha basato la sua strategia di diversificazione dall'energia russa su fonti alternative e partner commerciali alternativi. Se la situazione del Golfo Persico andasse fuori controllo una parte importante dei mercati alternativi dell'Europa sarebbe compromessa. La prossima settimana potremmo avere già forti ripercussioni sui mercati. E' la variabilità politica e l'instabilità, prima che ancora quella economica, a rendere instabile e più pericoloso questo frangente''.  

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