Confindustria, il Pil cresce maggiormente nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese 02/10/2025   11:54 266

Confindustria, il Pil cresce maggiormente nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese


ROMA (ITALPRESS) – Dopo decenni di divergenza rispetto al centro Nord, dal 2020 la crescita del Pil nelle regioni meridionali ha superato quella del resto del Paese: tra il 2020 e il 2023, +7,1% cumulato, più del Nord (+5,1%) e del Centro (+2,8%).

È quanto emerge dal rapporto di previsione del Centro Studi Confindustria, “Investimenti per muovere il paese”.

Il centro studi Confindustria evidenzia che senza il Mezzogiorno, la crescita sarebbe stata più bassa di mezzo punto cumulato in tale periodo.

Dal pre-pandemia al 2024, oltre il 40% dell’aumento degli occu- pati in Italia si è concentrato nel Sud: 355mila, su 823mila.

L’export del Mezzogiorno è cresciuto dal 2019 al 2024 di circa il 30% e dal 2022 ha superato la dinamica di quello del Centro Nord.

Tutto ciò si deve a vari fattori.

Primo, la maggior crescita degli investimenti al Sud, anche grazie al contributo del credito d’imposta ZES per i beni strumentali e nonostante l’orizzonte annuale di finanziamento che rimane un importante elemento di debolezza.

Secondo, un contributo molto positivo viene dal PNRR: 60,7 miliardi dedicati al Mezzogior- no, dove sono localizzati 108mila progetti su 298mila (36%); per ottimizzarne l’impatto, è importante risolvere i problemi strutturali dell’area, come una mi-nore velocità di pagamento e i ritardi nella realizzazione delle opere.

Terzo, un contributo cruciale viene dalla ZES Unica per il Sud, operativa da agosto 2024, un fattore abilitante per gli investimenti privati che ha consentito importanti semplificazioni: risultano già circa 800 Autorizzazioni Uniche; importante anche lo strumento “Decontribuzione Sud”, che è in attesa di essere rinnovato.

Infine, la politica di coesione (nazionale ed europea) rimane uno strumento fondamentale per il Mezzogiorno, anche se è necessario rafforzare la capacità amministrativa di vari territori.

Sommando al Pnrr le risorse dei Fondi SIE, che assegnano al Sud 48 miliardi, e quelle del FSC che apportano 47 miliardi, si arriva a un totale di circa 177 miliardi su un orizzonte pluriennale.

“La crescita anemica del Pil attesa quest’anno e il prossimo rende necessario muovere l’Italia, intervenendo con le leve più efficaci a disposizione, anche sbloccando la ricchezza finanziaria dal parcheggio in depositi bancari improduttivi”, si legge ancora.

All’impatto molto positivo del Pnrr, che è già all’opera ma che si concluderà nei primi mesi del prossimo anno, va affiancata una manovra di bilancio che sapientemente prosegua sulla strada dello stimolo agli investimenti produttivi.

Dal rapporto emerge che gli investimenti sono necessari per rilanciare la crescita del Paese e gli incentivi possono funzionare efficacemente per stimolarli, anche nel Mezzogiorno, come si è visto negli ultimi anni.

L’implementazione del Pnrr, che include investimenti pubblici, riforme, incentivi, avrà un impatto molto positivo sulla crescita del Pil nel biennio di previsione: tra 2025 e 2026 le risorse programmate ammontano a circa 130 miliardi.

L’ipotesi dello scenario Csc è che venga spesa la metà delle risorse disponibili, circa 65 miliardi; sono inclusi circa 11 miliardi, pari alla metà delle risorse non spese nel 2024, che slittano al 2026.

Secondo una simulazione del CSC, l’effetto positivo del Pnrr sul PIL è stimato in un +0,8% nel 2025 e un +0,6% nel 2026, rispetto alla variazione nello scenario base (+1,4% cumulato nei due anni).

Questo significa che la dinamica del Pil italiano in assenza di Pnrr, sarebbe di -0,3% nel 2025 e di +0,1% nel 2026 (-0,2% nel biennio): non ci sarebbe crescita, ma una stagnazione.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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