David Donatello, riconoscimento speciale a Mattarella per i 70 anni dei premi 07/05/2025   13:58 289

David Donatello, riconoscimento speciale a Mattarella per i 70 anni dei premi


(Adnkronos) - Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella va il David Speciale per i 70 anni dei premi David di Donatello per essere "un punto saldo e per la sua affettuosa complicità. Lo ringrazio per aver colto l'omaggio del cinema italiano". Questo l'annuncio di Piera Detassis, presidente e direttrice artistica dell’Accademia del Cinema Italiano in occasione della tradizionale cerimonia dei candidati al Quirinale. 

 

"Il cinema è organo vitale delle nostre comunità. Nei suoi molteplici generi, ha contribuito a raccontare la nostra storia, a scriverla, a interpretarla. Con emozioni e immagini, con verità e fantasia, con i volti che sono impressi nella nostra memoria. Il cinema ha contribuito a formare l’identità degli italiani; ha aiutato a sviluppare una lingua comune, a far maturare una coscienza civica, e dunque a rafforzare le basi della nostra libertà e della nostra democrazia", ha detto Mattarella, in occasione della presentazione al Quirinale dei candidati ai 'David di Donatello'. 

 

"A pochi giorni dall’ottantesimo della Liberazione -ha ricordato il Capo dello Stato- torna alla mente 'Roma città aperta', capolavoro di Roberto Rossellini, che aprì la finestra su un’Italia che voleva ripartire. In quel 1945 le risorse erano scarse, il Paese da ricostruire. In quell’anno vennero prodotti soltanto 25 film. Ma il cinema ha subito ripreso a camminare velocemente insieme alla società. A camminare nella libertà. Presentando al mondo l’originalità e la creatività italiana". 

"Nel '65 'Ieri, oggi, domani' di Vittorio De Sica vinse il premio Oscar. Nel '75 con 'Amarcord' Federico Fellini si confermò maestro del cinema mondiale, rendendo universali volti e parole della sua Romagna. È istruttivo sfogliare le pagine del nostro cinema, decennio dopo decennio. I David di Donatello contengono tutte queste pagine. Sono parte della storia della Repubblica. Con i momenti più belli, con le difficoltà, con i sogni, con gli affanni. L’albo d’oro dei David -ha concluso Mattarella-contiene tesori che ci parlano ancora. È un libro che arriva ai giorni nostri, che continua a essere scritto con nuove opere, nuovi interpreti, creazioni che conquistano pubblico e critica". 

"Anche quest’anno va sottolineato che le sale cinematografiche soffrono una pericolosa erosione che le sta sottraendo a città e quartieri. Circostanze obiettive penalizzano i gestori, ma non ci si può rassegnare a logiche commerciali e di mercato che non tengono adeguatamente in considerazione il cinema, inteso anche come valore sociale, come occasione di incontro, di ritrovo, di condivisione. Le istituzioni –sia nazionali sia locali- hanno la responsabilità di governare questi processi", ha affermato ancora. 

"È un tema che riguarda l’intero campo dell’arte, della cultura, dello spettacolo: anche il teatro, la danza, la musica - ha ricordato il capo dello Stato - esprimono qualità e talento, sovente straordinari, e il loro proporsi a pubblici più limitati non può essere motivo di penalizzazione". 

"Occorre rilanciare le produzioni, e farlo in modo da restituire dinamicità ed equità al sistema. Vi sono incertezze normative che non aiutano i produttori indipendenti, né gli autori più giovani. Problemi che vanno affrontati anche per evitare che si raffreddi l’interesse di produzioni estere, tornate nei nostri studi perché hanno visto nell’Italia un grande polo del cinema europeo. È auspicabile che istituzioni e componenti del cinema intensifichino il dialogo e cerchino soluzioni", ha affermato ancora. 

"Oggi possiamo registrare che il cinema ha vinto la sfida della interdipendenza o, se si vuole, dell’integrazione con altre piattaforme, quella della 'contaminazione' con altri linguaggi. Ha elaborato nuovi canoni, ha inventato nuovi generi, non è rimasto uguale a sé stesso, è stato capace di portare la sua cultura narrativa e l’esperienza maturata nei decenni in un sistema audiovisivo più ampio", ha detto ancora il capo dello Stato. 

"È questo un processo - ha ricordato - che riguarda l’estetica del cinema, il suo racconto, ma anche la parte industriale, dalla produzione alla distribuzione, alle sempre più articolate modalità di fruizione. Oggi è impensabile il futuro del cinema senza gli apporti e le sfide delle multi-piattaforme. Ma la cultura e la professionalità proprie del cinema, inalterate, restano essenziali per la qualità che è in grado di fornire".  

"Abbiamo messo a disposizione una squadra di 30 tecnici dedicati ad accelerare il processo di erogazione basato sui diritti acquisiti da coloro che hanno ottenuto il riconoscimento degli incentivi e ci stiamo dotando di risorse ulteriori per dare le risposte più tempestive, perché quella tra il ministero della Cultura e il cinema non può che essere una storia d’intesa e d'amore". A dirlo è il ministro della Cultura Alessandro Giuli, in occasione della tradizionale cerimonia al Quirinale. 

"Abbiamo il dovere di un confronto finalizzato a dare risposte positive e realistiche, a un settore rispetto a cui le incomprensioni spesso - prosegue Giuli - hanno sopravanzato la reale qualità e quantità degli accordi stabiliti con tutti i soggetti interessati. Per questo sono qui a rappresentare il ministero nelle sue migliori intenzioni per tutto ciò che riguarda un sistema che ha bisogno di essere riconfigurato, come da richiesta proveniente dal settore stesso, e che trova in noi ascolto ma anche fermezza nel misurare la regolarità di ogni procedura, la tempestività e la trasparenza di ogni erogazione di incentivi e di qualsiasi forma di incoraggiamento non soltanto economico". 

Per il ministro "non dobbiamo nasconderci che l'industria cinematografica italiana ha vissuto e sta vivendo un momento di precarietà, talvolta di confusione, rispetto a cui il ministero della Cultura agisce di conseguenza, recependo ciò che la parte più consapevole, generosa e dialogante del settore richiede alle istituzioni pubbliche". È del resto "necessario un discorso di verità sul sostegno possibile alla produzione; sui bisogni della promozione; sulla tutela del sistema cinema dalla concorrenza internazionale dei grandi attori multinazionali. Ogni forma di dialogo e di confronto ha sempre prodotto, tra le persone ispirate dalla concordia, dei risultati tangibili che si ritrovano nelle nostre leggi sul cinema. Da ultimo, il recente decreto correttivo sul Tax Credit che ha recepito favorevolmente molte delle istanze di coloro che nel settore hanno bisogno soprattutto di certezze, di trasparenza, di chiarezza nelle procedure". 

 

"Caro presidente Mattarella l'emozione di questo appuntamento con lei è uno dei momenti piu attesi dall'intera comunità del cinema". Così Piera Detassis. "Il sostegno pubblico al cinema italiano è vitale per garantire il lavoro, per i valori che riusciamo a veicolare ed esportare, per sostenere l'indipendenza delle produzioni e del cinema in sala", ha aggiunto. 

I David festeggiano 70 anni e "se dovessi dare un titolo a questa edizione sarebbe 'l'arte della crescita'. Per la prima volta nella cinquina del Miglior film e Miglior regia ci sono tre donne, Francesca Comencini, Valeria Golino e Maura Delpero". E non solo. Tra i candidati "ci sono storie di donne che si raccontano, si ribellano e dicono di no, pretendendo che quel 'no' sia percepito come tale". Ma "la fotografia di questa edizione si compone anche di piccoli racconti morali, autobiografici e del passato (come 'Berlinguer - La grande ambizione', ndr), non rinunciando allo sguardo sulll'attualità, dal conflitto a Gaza all'Ucraina". Senza dimenticare "che questa è un'edizione ci sono tanti giovani volti e tanti autori". 

Nel suo discorso, Detassis ha ricordato Papa Francesco prendendo in prestito le sue parole pronunciate nel 2023: "Il lavoro del cinema, il lavoro dell’arte è fare l'armonia nelle differenze e non annientarle, non uniformare le differenze, ma armonizzare, allora capiamo cosa sia la bellezza. L'arte non è lusso - dichiarava Bergolgio - ma è una necessità scomoda. E così deve essere. In un mondo sempre più superficiale, il grande rischio è perdere lo stupore', ripartiamo da qui - dice Detassis - dall'arte come stupore", conclude. 

 

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