Museo Arcos, riparte da Lanzione il programma espositivo
E’ ormai definito il Programma espositivo 2018/2019 del Museo Arcos di Benevento.
Claudio Ricci, presidente della Provincia di Benevento, ha ricevuto assicurazioni in merito al programma espositivo del Museo Arcos dal direttore artistico Ferdinando Creta, recentemente da lui riconfermato alla guida dell’Istituto dopo una procedura di valutazione ad evidenza pubblica. L’attività espositiva del Museo Arcos riparte, comunque, già da sabato 16 giugno, alle 17,30, con l’inaugurazione della mostra “Mario Lanzione. Materiche Geometrie”, curata dallo stesso direttore Ferdinando Creta: in finissage, il 9 settembre 2018, la mostra sarà arricchita da un catalogo con contributi critici di Massimo Bignardi e Francesco Creta.
L’evento dedicato a Lanzione, che nasce dopo i riscontri di pubblico e di critica più che positivi degli ultimi anni per le esposizioni estemporanee al Museo Arcos, si realizza nonostante i ben noti ristrettissimi margini operativi legati alle esigue (o quasi inesistenti) risorse finanziarie a disposizione dell’Ente Provincia. Tuttavia, come precisa il Presidente Ricci, grazie alle politiche culturali avviate sin dal suo insediamento, con l’impegno del Direttore artistico Creta, che esercita il proprio ruolo a titolo gratuito, la Programmazione e le mostre allestite rispondono sia alle nuove istanze dell’arte contemporanea, sia al mantenimento degli standard qualitativi del Museo di Arte Contemporanea di via Stefano Borgia.
Il direttore Creta, nel suo lavoro per la definizione del Programma 2018, ha tenuto conto della straordinaria varietà delle forme espressive e dei nuovi linguaggi dell’arte ed ha puntato sul coinvolgimento di maestri internazionali e di artisti già affermati sul nostro territorio.
Per l’occasione, il direttore ha voluto precisare che, nel gennaio 2017, era stata da lui stesso ipotizzata per il Programma artistico 2017 una mostra, dal titolo “I Bugli. Mostra confronto tra generazioni: Enrico e Carlo, padre e figlio”, che non ha potuto essere allestita in quanto mai confermata dal prof. Enrico Bugli: il Maestro, infatti, si è dichiarato indisponibile a concedere l’esposizione presso Arcos o presso qualsiasi altro Istituto culturale di proprie d’arte, indisponibilità, peraltro, datata, come dallo stesso prof. Bugli sottolineato in una sua mail indirizzata al Presidente della Provincia.
Pertanto, la Direzione di Arcos e la stessa Provincia rivolgono le scuse al prof. Enrico Bugli per l’accaduto e per l’involontario coinvolgimento nella ipotizzata Programmazione 2017.
Intanto, in occasione dell’evento inaugurale della mostra “Mario Lanzione. Materiche Geometrie” di sabato prossimo, si precisa che lo stesso sarà allietato dall’Ensemble dell’Orchestra filarmonica di Benevento (Maya Martini, arpa; Vittorio Coviello, flauto; Agostino Napolitano, clarinetto); è inoltre prevista la degustazione dei prestigiosi vini della Vecchia Masseria Venditti, tra i più importanti della straordinaria produzione enologica del Sannio intero.
E’ prevista alla inaugurazione l'intervento del presidente della Provincia Claudio Ricci, del vicepresidente Francesco Maria Rubano, dell’artista, del curatore, del critico d’arte Massimo Bignardi e dell’artista Angelo Casciello.
Lanzione, dialogo tra materia e geometria
La ricerca di Mario Lanzione, artista salernitano residente a Benevento da ormai vent'anni, scaturisce dall'incontro tra lo spirito informale e l'ordine geometrico. Da sempre attento allo studio dell'astratto, l'artista opera un’intelligente sintesi delle due grandi ricerche sul tema: l’Informale di Domenico Spinosa e l’Arte Concreta di Renato Barisani. Da Domenico Spinosa, suo maestro d’accademia e massimo esponente dell'informale napoletano, raccoglie il lirismo fatto di colore e materia, giocando sui piani di luce, attraverso inserti con diverse capacità di assorbire o riflettere l'illuminazione, mentre da Renato Barisani, fautore del Movimento Arte Concreta partenopeo, acquisisce il dato geometrico, essenziale per lo sviluppo della sua ricerca.
Le opere giovanili di Mario Lanzione, dall’incollage al decollage, con la sovrapposizione di veline su campiture pittoriche, attraverso strappi e lacerazioni, fanno trasparire il colore generando inattese sensazioni. La presenza materica irrompe nella geometria che Lanzione crea e, se piccoli spessori aggiungono un’incalzante profondità, gli strappi superficiali delle veline esterne
svelano le campiture sul fondo, assorbendo nel colore chi guarda. Le opere, nel tendere a una riduzione geometrizzante della realtà, mostrano pur sempre una vaga figurazione mentre la presenza delle veline diventa ora pelle viva, composta di sangue, lesioni e sfregi, ora vetro di una finestra, punto di vista privilegiato di una scena che si semplifica alla vista.
Lanzione, di fronte al dualismo presente nell’arte non figurativa dei suoi studi accademici, si pone in maniera critica, tra la visione più materica e l’arte concreta, sceglie una terza via: una forte riflessione tra le due ricerche per produrre piacevoli dissonanze o particolari armonie. Le sue veline trasformano l’esercizio dell’arte geometrica, mettendo continuamente in dubbio le sue fondamenta. Questa scelta, tesa al superamento di entrambe le ricerche, sarà spesso sottolineata dalla critica, nel 1979 Marcello Venturoli, per la mostra alla Galleria S. Carlo, scrive che “La sua arte è, infatti, anche una presa di coscienza dell’operazione pittorica dopo l’informale, dalla optical art alla neo pittura”.
Già dalla fine degli anni ottanta la sua pittura si rivolge alla ricerca geometrica, dove le sovrapposizioni dei piani giocano con le più importanti teorie geometriche, dove i piani spaziali, ordinati da rapporti aurei, creano dimensioni altre, dove l’artista nasconde i suoi pensieri in vorticose alterazioni di orizzonte. E’ per questo che nel 2001 Giorgio Segato, nel catalogo della mostra “Interstizi” al Museo del Sannio, scrive “Lanzione è un costruttore di spazi o, meglio, di interspazi, di interstizi che evidenziano la ricchezza delle proiezioni e delle prefigurazioni del pensiero estetico”. Spazi vagamente futuristici, ma in realtà totalmente atemporali, in una sospensione del tutto mentale, consentono all’artista di misurarsi ininterrottamente con il proprio essere uomo. Una sorta di catarsi che porterà Lanzione a interrogarsi sui temi del mistico, cercando di superare l’ultimo orizzonte della dimensione terrena.
La pittura astratta – scrive nel 1935 Atanasio Soldati - ama l’analisi, l’ordine, gli armoniosi rapporti della geometria, la chiarezza, com’è di ogni opera d’arte, di qualunque tempo, dal Partenone a Piero della Francesca. Nel lavoro di Lanzione emerge una dimensione introspettiva dell'uomo in chiave spirituale, una riflessione che guida la sua ricerca verso il superamento della condizione umana in direzione mistica. Ogni linea – scrive ancora Soldati - come ogni forma è un miracolo. Mistero dell’arte. Le linee amano lo spazio, creano dei ritmi, logicamente delle funzioni.
Lanzione tende al raggiungimento di un oltre della dimensione dello spirito, dove il bianco e la luce governano lo spazio, manifestando quest’inedita spiritualità anche nei titoli: “Ascensione” e “Verso l’ultimo orizzonte”. In “Ascensione” si ha la sensazione di vedere il Cristo Redentor di Rio de Janeiro che, nel dominare la composizione verticale, supera la linea dell’orizzonte pittorico in un’ascesa dello spirito verso l’altrove.
E’ ormai da alcuni anni che l'artista si dedica alla definizione del suo “Astrattismo Totale”, progetto che riunisce le due ricerche principali sull'astratto; ritorna - come rileva Enrico Crispolti - a una coerenza, non derivata dalla sicurezza di una “direzione unica”, casomai riaffermata dalla scelta di utilizzare una “formulazione materico-pittorica di linguaggio di pura evocatività lirica”.
Il conflitto tra le geometrie, che diventano sempre più nette, e l’uso di una grande varietà di materiali caratterizza questa fase della ricerca. Superficie irregolari, sabbie lavorate con colle diverse che trasformano l’impasto del colore, reti squarciate che filtrano la visione dell’opera e inserti di legno non rifinito, giocando sui rapporti di profondità, in una prospettiva non dipinta ma reale, diventano traccia tattile affiorante dalla superficie pittorica. E’ evidente come Lanzione voglia operare un ritorno al linguaggio giovanile, arricchito e rinnovato dalle tecniche maturate attraverso il proprio vissuto personale e artistico: un’artista ormai, più che maturo, che trova la sua dimensione, non tanto nella sintesi delle due ricerche, quanto nel continuo dialogo tra esse; una pittura che si fa materia per essere geometria, per poi raggiungere il perfetto equilibrio tra “Materie Geometriche” e “Materiche Geometrie”. (Francesco Creta)