Casa: occupazione abusive (foto di archivio) 06/09/2013   12:6 4076

'Episcopio occupato', il sindaco: 'Nessuno sgombero ma lasciate casa, così non vi possiamo aiutare'


“Il Comune di Benevento non è mai stato favorevole ad uno sgombero coatto dei manifestanti di via Episcopio, per diverse ragioni. Tra le altre, l’assenza di uno screening delle esigenze reali dei manifestanti, oltre alla presenza di minori coinvolti nella vicenda. Il Municipio cittadino, attraverso il lavoro di tante persone, sta provando ad evitare ogni epilogo cruento.  D’altra parte, proprio la presenza di minori nello stabile privato ha suggerito, fino ad ora, ai rappresentanti dell’autorità giudiziaria e delle forze di polizia, la massima cautela per favorire soluzioni alternative che scongiurino rischi anche solo ipotetici per i più piccoli. Ma su questa linea di cautela devono arrestarsi anche le manifestazioni, legittime quanto si vuole, degli occupanti”. Così il sindaco di Benevento, Fausto Pepe, che è intervenuto sulla vicenda relativa all’occupazione di un appartamento privato da parte di oltre dieci famiglie rimaste senza casa o a rischio sfratto. Nessuna ipotesi di sgombero, dunque, ribadita dal primo cittadino che, però, ha voluto puntualizzare alcuni passaggi della vicenda, come quello del “niet”, da parte degli occupanti, alle assistenti sociali che ieri intendevano verificare lo stato dei minori: “Non aver consentito alle assitenti sociali comunali l’accesso non è tollerabile - ha puntualizzato Pepe - non siamo alla presenza di uno sgarbo al sindaco o al Comune, non si tratta dell’ennesima offesa o minaccia al sottoscritto, qui siamo di fronte alla negazione di un diritto. Mentre si fa sempre più difficile per le istituzioni, ridotte dai tagli e dalla crisi, il compito di assicurare i servizi ai cittadini, la comunità di Benevento non potrà assistere a lungo alla negazione di un fondamento, come la tutela dei minori, che ancora tiene insieme il nostro vivere civile.  Senza acqua corrente e senza energia elettrica non è possibile continuare a perder tempo. Io, tra gli altri, ho il dovere di non permetterlo. Non lo si può consentire, sarebbe gravissimo, soprattutto di fronte all’esistenza di alternative concrete come quelle prospettate anche in Prefettura”. Poi il sindaco ha rilanciato la sua proposta, già rigettata dagli occupanti: “Il Comune è pronto ad ospitare i nuclei familiari utilizzando le strutture pubbliche disponibili nell’emergenza, al fine di garantire l’assistenza ai singoli e le attività del gruppo di manifestanti”. Poi una precisazione: “Il Comune, prima richiamato alla trattativa e poi dileggiato per il suo interessamento, non si muove e non si muoverà sulla scorta delle pressioni, è bene ribadirlo: tutelare una comunità, difendere le numerose emergenze che in un territorio come il nostro spesso restano invisibili, assicurare il massimo impegno proprio per le fasce sociali più deboli, vuol dire innanzitutto fissare regole valide per tutti. Le regole tutelano i più deboli, la prevaricazione e la forza favoriscono i facinorosi e i più forti. Una moltitudine variegata di situazioni difficili ed a rischio quotidianamente varca la soglia del Comune in cerca di tutela ed assistenza. Nei confronti di quella moltitudine c’è il dovere di rintracciare soluzioni di ampio respiro, prevenire le crisi per scongiurare la desertificazione, economica ma anche culturale e sociale di questo territorio. Non è un caso se in una delle irruzioni fatte presso il Comune di Benevento, i manifestanti hanno avuto la possibilità di vedere l’impegno assicurato ai progetti di housing sociale: apprezzabili o meno, uno dei pochi mezzi che la legge affida ai Comuni per la costruzione di nuove case, che sempre attraverso l’investimento di risorse dei privati, prevede importanti quote di alloggi assegnate a canone sociale. Attualmente sono 138 i nuclei familiari ospitati in alloggi a canone sociale: pochi rispetto alla domanda, ma comunque un risultato da cui non si può prescindere prima di affrontare la questione ‘disagio abitativo”. Pepe ha così concluso il suo intervento: “Offro ai manifestanti - ha chiosato - la possibilità di coadiuvare concretamente, ogni giorno, la supervisione dei progetti di edilizia residenziale o delle numerose altre iniziative che sulla questione abitativa il Comune di Benevento sta predisponendo. Ma i manifestanti lascino lo stabile privato: lì dentro il Comune non può difenderli! Facciano immediatamente uscire i minori da lì, perché il Comune ha il dovere di assisterli ovunque siano, e lo farà! Spero che il mio appello possa esser accolto soprattutto da chi, pur protagonista di questa protesta, non è di certo colpito dal bisogno e quindi, con maggiore facilità, può comprendere le gravissime ripercussioni a cui si stanno sottoponendo i minori e i loro genitori”.

EPISCOPIO OCCUPATO, LA PROTESTA CONTINUA E BUSSANO ALLA PORTA ALTRE FAMIGLIE
Nessuna intenzione a liberare lo stabile, già rigettata la proposta del sindaco di accettare alloggi alternativi presso strutture pubbliche. Nessuna struttura pubblica insomma, l'unica via per lasciare lo stabile è quella di avere in cambio un'altra casa. Altra proposta ben accetta dagli occupanti, quella di avere da Palazzo Mosti la concessione per il fitto della casa: ipotesi ritenuta impossibile dal Comune di Benevento mentre spunta fuori una questione relativa ad un contenzioso tra ente e proprietari del palazzo, tutta ancora da confermare. Dunque, il Movimento di Lotta per la Casa, che è al supporto delle famiglie attualmente presenti nello stabile privato di via Episcopio, continuano nell'occupazione. Ultimamente, anzi, anche altre famiglie beneventane a rischio sfratto si sono avvicinate allo stabile, mentre continuano ad arrivare aiuti alimentari e non, da parte di cittadini beneventani, alle famiglie. Per quanto riguarda l'episodio di ieri, con due assitenti sociali che non hanno avuto accesso al piano occupato (il loro obiettivo era quello di visitare i minori presenti) c'è stata una discussione dai toni bassi con alcuni attivisti che hanno spiegato che i bimbi stavano bene, meglio di prima, e non avevamo bisogno di nessuna visita.

G.V.



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