Alluvione a Benevento. Allagata anche la Zona Industriale  15/10/2017   15:57 2811

Alluvione. Moriello (PD): "Un Paese serio non spreca soldi della collettivita' "


Gianni Moriello, prima che essere coordinatore PD di Telese Terme è un geologo. Parla, quindi, non temendo di andare controcorrente quando ricorda che il cittadino non dovrebbe costruire in zone pericolose e il politico non dovrebbe approvare, con il corollario che la collettità non dovrebbe risarcire. 

24 mesi. Due anni. Tanto è il tempo che è passato da quel giorno di alluvione. "Ci ritroviamo qui come al solito a parlare di soldi che non sono stati erogati, di burocrazia e istituzioni che sono lente o non funzionano, della politica che non fa nulla" - dichiara Gianni Moriello, Geologo nonché Coordinatore PD Telese Terme.

"Ma come cittadini - si interroga Moriello - sappiamo essere tali, rispettare gli altri quando operiamo nella società civile? Nei Paesi minimamente seri, come gli Stati Uniti, la Francia, l’Inghilterra, la Germania, per dirne solo alcuni, quando realizzi una casa, una fabbrica, una infrastruttura in zone pericolose, sia a rischio alluvioni, frane, sisma, Tsunami, ecc, il singolo cittadino o imprenditore deve stipulare una polizza assicurativa. Perché, si dirà? Perché in questi Paesi il cittadino deve rispettare la comunità, ovvero non deve far ricorso ai soldi della collettività per mettere a posto le strutture, e magari rinnovarne la presenza, in aree a rischio quando vengono danneggiate".

"Un Paese serio non risarcisce, o condona - continua Moriello - non spreca soldi della collettività. Un paese serio impedisce di costruire in aree a rischio e obblica e obbliga ad utilizzare norme e materiali per garantire la sicurezza non solo umana ma anche delle strutture. Qual'è la differenza con la nostra Italia, quindi, si dirà? La differenza, sostanziale, scientifica, istituzionale, politica, economica e di rispetto degli altri è che noi non impediamo di realizzare in aree pericolose, dove sappiamo già che accadrà l’inferno".

La realtà, infatti, ci dice che quando si realizzano i piani di rischio, la formazione è tecnica, e, purtroppo, l’approvazione diventa politica, con la scusa di essere “istituzione”. Isomma, "siamo noi cittadini ad approvarlo. Perché deleghiamo. Ma non sappiamo delegare. O lo sappiamo e ci interessa proprio per quello, per ovviare".

La prassi è conosciuta, passa con il nome di 'pragmatismo': "Si, è a rischio, ma per questa volta…... approviamolo così! Spesso siamo gli artefici della nostra eutanasia sociale e comportamentale. Il lamentarsi del politico di turno è solo uno specchietto per le allodole, per coprire le nostre inconsistenti, e a volte, criminali coscienze. Eh si, perché in questo triste anniversario mi sarei posto una domanda, prima di aspettare i soldi di un risarcimento in molti casi completamente ingiusto". Per Moriello bisognerebbe chiedersi se i piani di rischio siano stati rispettati, se sia stato costruito a debita distanza da fiumi, fossi, torrenti e pareti montane.

"Ci accorgeremo un giorno, per chi non vuole ancora ostinatamente capire, che non solo era ed è importante manutenere i fiumi, i torrenti ed i fossi - continua Moriello - ma che quando sono state concesse le autorizzazioni non è stato utilizzato nemmeno il buon senso e le dovute calcolazioni tecniche per verificare, quantomeno, se la piena poteva fuoriuscire dall’alveo, sia quello attuale, sia quello storico ma anche quello scomparso, tombato, che alcuni geologi sanno riconoscere. Si realizzi, quantomeno, il progetto di manutenzione dei fiumi Tammaro, Calore e degli affluenti, quello proposto dal Consigliere regionale Mortaruolo, e si avvi in modo serio una fase di coordinamento tra gli uffici tecnici comunali per concordare e far rispettare regole comuni, che esistono già, anche rendendo stringenti le norme del Piano di Coordinamento Territoriale".

Senza interventi le aree si alluvioneranno di nuovo, ammonisce Moriello. "La Natura non fa politica. E non è un problema di tempo e di saperi. Queste norme, molte di esse, sono in vigore da 30 anni. Però adesso basta scaricare il letame sul terreno degli altri. Basta, quindi questo indecente scaricabarile che pulisce coscienze e ti alleggerisce le responsabilità. Il prezzo più alto, in questi disperati casi meridionali, lo paga la collettività interamente. Non solo e non tanto per il denaro da impiegare per mettere a posto (chissà fino a che punto!), le strutture ed infrastrutturale danneggiate, ma soprattutto perché le nuove generazioni, nel caso decidessero di rimanere qui, abiterebbero comunque in zone insicure".

"Se non capiamo almeno questo, è inutile fare articoli, apparire sui giornali, intimare perdite di lavoro nelle imprese, lamentarsi della politica e delle istituzioni. E’ da ipocriti. Lo stiamo diventando sempre più spesso, per paura di perdere visibilità. Ma non è quella che andrà via da queste terre. Fidatevi", conclude.

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