Protesta Studenti 6 dicembre 06/12/2016   10:10 3137

Studenti in piazza contro le politiche ed il Governo Renzi: "Il nostro e' un No sociale" - LE FOTO


Nuova protesta degli studenti che sono scegli in piazza per ribadire con forza il loro No, non solo alla Riforma ma alle politiche del Governo Renzi.

Il No ha vinto in maniera prepotente, anche a Benevento, provocando una slavina a livello governativo che ha toccato il culmine con le annunciate dimissioni del premier Mattero Renzi - congelate da Sergio Mattarella almeno fino all'approvazione della Legge di Bilancio - che con la Riforma Costituzionale si era giocato capre e cavoli. Un no forte che pesa come un macigno, una bocciatura che non riguarda solo il tentativo di riforma dei 47 articoli della Costituzione ma che proviene soporattutto dalla "pancia" del Paese, dal Sud, dai giovani.  

Jobs Act, Buona Scuola, Sblocca Italia. Sono i temi caldi, che gli studenti di Benevento questa mattina sono tornati a contestare con una nuova manifestazione tra le strade del capoluogo. Eloquenti i cartelli tutti rivolti al dimissionario Presidente del Consiglio, uno recita: “Il Jobs Act ha colpito anche te, è bastato un no per perdere il lavoro”. Gli studenti insieme al Movimento di Lotta per la Casa ed il L@p Asilo 31 hanno provato a spiegare l'analisi fatta sul voto referendario di domenica.

“Il PD esce sconfitto da una battaglia per la quale ha speso parte delle sue energie – dicono – il no che si è affermato con circa 20 punti percentuali di scarto rispetto al si rappresenta un dato con il quale fare i conti, una vittoria della quale tutte le fazioni in opposizione al PD vogliono prendersene i meriti. Emergono con forza le posizioni del movimento pentastellato, quello della destra, quella del sindaco Mastella che sfrutta come passerella politica la vittoria del no per arrivare in parlamento, tuttavia è chiaro che non ci si può soffermare sulla deriva populista che queste fazioni invece propongono. Se si fa un'analisi più lucida sul risultato del No, in particolare al meridione, risulta che gran parte della popolazione votante NO proviene da ceti sociali meno abbienti, da studenti, da chi da anni vive sulla propria pelle le contraddizioni della crisi generalizzata. La provenienza sociale di questo No è lampante: il movimento pentastellato è poco radicato nel sud Italia, le derive xenofobe delle nuove destre non attecchiscono in un territorio aperto come quello del meridione. Sono quindi i cittadini che da anni vivono le contraddizioni delle politiche di austerity imposte dalle banche centrali a portare a casa la vittoria schiacciante del no, politiche di austerity che si sono perpetrate negli anni da parte del governo Renzi e del suo governo finanziario”.

Sul banco degli imputati salgono dunque le riforme varate negli ultimi tre anni dal governo Renzi, su tutti il Jobs Act, “che regolamenta il licenziamento dei lavoratori senza giustificarlo”; la Buona Scuola, osteggiata da sempre così come la figura del preside manager, edilizia scolastica e l’alternanza scuola – lavoro. Riforma definita "aziendalista" e per la quale gli studenti "sono costretti a lavorare gratuitamente per multinazionali quali mac donand's e simili”; Piano Casa e Sblocca Italia, “che stupra il territorio per scopi speculativi, manovre che non sono nient'altro che il risultato di imposizioni finanziarie che da anni ormai mortificano la vita e la dignità dei cittadini e dei territori”. Il pareggio di bilancio, “inserito come vincolo costituzionale, vengono attuate manovre atte alla demolizione del welfare, le quali ledono i diritti sanciti dalla costituzioni. Il nostro No è un No che va al di là della mera difesa e della retorica esaltazione della Costituzione, ma che guarda al rispetto e alla reale applicazione della stessa”.

Concentramento in piazza Risorgimento, poi il corteo, le varie fermate in cui gli studenti del Collettivo Autonomo Studentesco alzano la voce, “Grazie alle decisioni calate dall’alto noi non possiamo più decidere del nostro futuro”. Parlano di spazi sociali, di tutela del territorio, rispediscono al mittente le politiche dettate “dal potere delle grandi banche” per un “no sociale” che è diverso sottolineano, “da quello di Salvini e Grillo”. Insomma,  i movimenti ripartono e lo fanno più forti di prima, “faremo del nostro No sociale il punto di partenza e la spinta propositiva alla costruzione di un movimento dal basso che sia capace di imprimere con forza le sue ragioni”.

La richiesta è chiara, abbandonare i meccanismi della finanza e partire dalle esperienze che quotidianamente "resistono" per sancire "nuovi diritti". “La democrazia sui territori, quella che il Governo Renzi attraverso la modifica al Titolo V voleva eliminare, viene praticata quotidianamente dalle tante autonomie territoriali che da anni resistono alle imposizioni dei governi centrali, da queste resistenze si deve ripartire per affermare nuovi diritti costituenti. Dalle strade si riparte per mettere in discussione i meccanismi finanziari della gabbia europea che stringe la morsa più forte sui cittadini”.

Michele Palmieri
 

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