S.Agata, dal frutteto rifiuti, fusti, pneumatici e possibili tracce di tungsteno. Curto: 'Ma qui non è Terra dei Fuochi'
Solo conferme, tutt’altro che positive, arrivano dagli scavi di località Capellini a S. Agata de’ Goti. Anche questa mattina, gli uomini del Nucleo investigativo della Forestale, coadiuvati da quelli della stazione locale, dalla macchina organizzativa del Comune e dall’Arpac, hanno ripreso a scavare nel frutteto, portando alla luce ancora materiali tossici. La notizia del giorno è la presenza di nuovi fusti e coperchi su cui sembrerebbe presente il tungsteno, un elemento chimico molto usato nell’industria. L’esempio più comune di uso del tungsteno è nei filamenti delle lampade ad incandescenza, ma anche nella lavorazione di altri metalli, nell'industria mineraria, petrolifera e delle costruzioni. Nello specifico, su alcuni fusti, è stato possibile leggeri un marchio, quello della HC Starck, azienda tedesca di Berlino, “con quasi 100 anni di esperienza, fornitore leader di qualità della tecnologia di metalli come il tungsteno”, si legge sul sito internet dell’azienda. Secondo recenti studi il tungsteno non sarebbe così innocuo come finora si supponeva. I danni maggiori riguarderebbero l’ambiente, ma non è da escludersi che anche per la salute umana questo elemento possa risultare nocivo. Al momento l’effetto tossico del tungsteno non è certo, quello che risulta però evidente è la necessità di nuovi studi in grado di approfondire le conoscenze per questo metallo le cui applicazioni vanno dai proiettili ai gioielli.
Ancora, a pochi metri dalla superficie, circa 7 (dal livello della strada sono poi circa 15 metri) si è trovata una pozza di acqua, una probabile venatura della falda acquifera. L’acqua emersa è stata campionata per gli esami
dell’Arpac, anche perché è stata riscontrata presenza di patine di oli o simili.
Inoltre, sono stati presi campioni di mele, della qualità fuji (e non le mele annurche che non solo lavorate sui campi interessati dagli scavi) che sempre l’Arpac dovrà analizzare.
Inutile sottolineare, poi, la presenza di fanghi mischiati alla terra che le hanno dato una venatura sul verdastro.
Presente questa mattina sul luogo degli scavi anche Gennaro Curto, comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Benevento. “Non sono tanto meravigliato di quello che sta emergendo da questo pezzettino di terra santagatese, certo bisogna attendere gli esiti dell’Arpac per ragionare sui dati di fatto e per poter esprimere delle considerazioni. A mio avviso, però, la Provincia di Benevento non è la Terra dei Fuochi, né da un punto di vista letterale né metaforico. E’ però nostro dovere proseguire nei riscontri. Come già sapete si è parlato di tricloroetano che è un componente del DDT, bandito del 1996, la cui caratteristica è quella di legarsi alle cellule lipidiche, per cui una volta entrato nell’organismo umano è difficile eliminarlo” – ha commentato il comandante Curto.
Domattina si continuerà a scavare sulla stessa particella di oggi e quella adiacente e le indagini potrebbero terminare qui. Sia il sindaco Carmine Valentino che i responsabili delle indagini, hanno spinto alla collaborazione. “Come amministrazione abbiamo il dovere di andare fino in fondo, ma chiediamo anche la collaborazione della gente, di chi sa, di chi ha visto. E’ giunto il momento di parlare”
Nella Melenzio
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