Riforma e Conservatorio, obbligatorio scegliere: professione o musica
Nostro servizio - Non è facile per un profano trattare di musica. Specie se si tratta della delicata situazione dei Conservatori italiani, incluso il Nicola Sala di Benevento. Dimenticati da tempo, all’improvviso trascinati nella riforma delle Università e, a oggi, sospesi in una sorta di limbo legislativo. A farne le spese, non solo la Musica. Ma anche i musicisti. I ragazzi che la studiano. La qualità della tradizione formativo-pedagogica di cui sono i protagonisti.
“È un momento culturalmente difficile per i conservatori italiani – ha notato Maria Gabriella Della Sala, direttrice in via Mario La Vipera, intervistata dal Quaderno -. Noi siamo nello stesso calderone della riforma dell’università. Ma, mentre l’università si muove su un sistema consolidato, noi siamo stati bloccati sul più bello: abbiamo i nuovi ordinamenti ma, accanto a essi, coesistono grosse sacche del vecchio. Contro i 50 ragazzi iscritti al triennio e i 70-80 al biennio sperimentale del nuovo ordinamento, ne abbiamo 800 iscritti al vecchio. Noi, infatti, non abbiamo avuto la possibilità di asciugare il vecchio: la legge 508, per l’adattamento dei conservatori al nuovo ordinamento, è stata varata nel 99. Ma i decreti sono stati emanati solo a partire dal 2002. Adesso, accade tutto insieme: io ho inviato al CNAM (Consiglio Nazionale per l’Alta Formazione Artistica e Musicale) le griglie dei nuovi ordinamenti il 14 giugno. Il ministro ha inviato il decreto il 15 settembre, quando già facevo gli esami per il vecchio ordinamento. Come avrei potuto bloccare tali iscrizioni? Ho dovuto assumermi la responsabilità di far partire, in contemporanea con il vecchio, anche il nuovo ordinamento, in attesa che il ministero mi faccia sapere. Così, mi trovo a gestire una scuola dove la sacca del vecchio è molto più ampia di quella del nuovo mentre, di solito, nell’università è il contrario. È una gran confusione: adottando regole diverse, tra gli alunni, abbiamo sia il bambino di 7 anni ammesso al vecchio, sia il ragazzo di 20 anni che chiede di frequentare il nuovo”. Dunque, oggi il Conservatorio di Benevento “ha – come ha
spiegato la direttrice -, un percorso del vecchio ordinamento che andrà avanti fino a quando ci diranno che dobbiamo stopparlo o trasformarlo. Ma, nel frattempo, ha anche un nuovo ordinamento con i trienni. Tra questi, alcune novità, come tutto il ramo barocco: usando i docenti interni, potrò attivare, ad esempio, un triennio di viola da gamba... O il corso di musica elettronica che darà ai compositori la possibilità di prendere una strada specifica, acquisendo le competenze tecniche necessarie. Il jazz, inoltre, avrà anche la specificità dello strumento, mentre prima il ragazzo doveva già conoscerne la tecnica”. Numerose sono proprio le iscrizioni al triennio di jazz. “I trienni di trasformazione – ha precisato l’esponente del Conservatorio di Benevento -, di pianoforte, di violino, di chitarra non hanno grosse iscrizioni. Noi, infatti, conserviamo ancora il vecchio ordinamento, per il quale l’utenza, non adeguatamente informata, propende maggiormente. Il vecchio ordinamento ha il vantaggio per gli studenti non solo di avere meno esami nel corso di studi rispetto al nuovo, ma soprattutto di agevolare il percorso dei ragazzi con doppia scolarità, cioè frequentanti sia il Conservatorio che la scuola o l’università. Con il vecchio, la doppia frequenza non è incompatibile: il ragazzo che studia giurisprudenza può prendere anche il diploma di pianoforte.
Al contrario, poiché il nuovo ordinamento è una laurea triennale, siamo soggetti alle leggi dell’università: non è possibile essere iscritti a due corsi di laurea, né alla stessa università, né in università diverse. Questo è il terremoto di oggi. Noi, prima, avevamo la doppia iscrizione, perché faceva parte della nostra cultura musicale. Ora il problema è in itinere, per i ragazzi che hanno già affrontato lo studio della musica e che devono scegliere tra Conservatorio e corso di laurea. Ma il problema è, anche, per le famiglie che non avevano pensato a una scelta del genere”.
Mariangela Zoe Cocchiaro - dal Quaderno settimanale n. 590