Presentato all'Unisannio il Rapporto della Banca d'Italia "L'economia della Campania"
Convegno a Palazzo de Simone in Piazza Arechi II, presso il Dipartimento di Diritto, Economia Management e Metodi Quantitativi, organizzato in collaborazione con Confindustria Benevento del rapporto della Banca d'Italia sulle analisi congiunturali e la struttura dell'economia locale, offrendo alla collettività un contributo di riflessione sulle criticità ma anche sulle potenzialità di sviluppo della regione Campania.
La giornata si è aperta con i saluti di Filippo De Rossi, rettore dell'ateneo del Sannio, di Giuseppe Marotta, direttore del Dipartimento DEMM e del direttore della sede di Napoli di Banca d'Italia Antonio Cinque.
Il rapporto è stato presentato da Paolo Emilio Mistrulli e da Demetrio Alampi, entrambi della Divisione Analisi e Ricerca Economia Territoriale della Sede di Napoli della Banca d'Italia, oltre che curatori del rapporto. A seguire una tavola rotonda organizzata e presieduta da Antonella Malinconico professore di economia degli intermediari finanziari dell’Università del Sannio, alla quale hanno preso parte il presidente di Confindustria Benevento Filippo Liverini, il direttore dell’Osservatorio Banche – Imprese Antonio Corvino, il direttore della Scuola di governo del territorio e professore di economia politica dell’Università del Sannio Riccardo Realfonzo ed il professore di economia politica Domenico Scalera dello stesso ateneo.
“La Campania è l’area economicamente più rilevante che sta mostrando un buon dinamismo e può costituire un riferimento importante in tutto il Mezzogiorno – ha spiegato il direttore della sede di Napoli di Banca d'Italia “ -. La Campania è stata una delle regioni italiane più pesantemente colpite dalla grande crisi economica e finanziaria, con una perdita di quasi 15 punti di PIL tra il 2008 e il 2013. Nel contempo essa è tra le regioni ad aver finora mostrato il maggior dinamismo nella fase di ripresa, recuperando nel triennio 2014-16 oltre 4 punti percentuali di PIL rispetto ai livelli pre-crisi. Nel 2017, secondo vari indicatori, la ripresa dell'attività economica sarebbe proseguita, mostrando però alcuni segni di attenuazione rispetto al triennio precedente”.
I divari rispetto al resto del Paese rimangono ancora ampi e diffusi e interessano diversi aspetti del sistema economico regionale, tra cui le meno favorevoli condizioni reddituali e di ricchezza delle famiglie campane, le maggiori difficoltà di accesso dei giovani al mercato del lavoro, la minore produttività delle imprese.Uno degli aspetti più drammatici riguarda la perdita delle risorse più giovani che emigrano in altre regioni o all’estero. Dal 2006 al 2016 il Mezzogiorno ha perso 54mila laureati.
“Un dato molto preoccupante – ha commentato il rettore Filippo de Rossi – che si somma all’emorragia di capitale umano che si verifica già tra i diplomati. Il sistema universitario campano è competitivo e di qualità. L’offerta formativa dei setti atenei è ampia e ben strutturata. Laurearsi in Campania conviene, i costi in fatto di tasse e spese per vivere sono dimezzati rispetto al Centro-Nord. Il problema restano i territori. I dati di ripresa anche in termini occupazionali sono incoraggianti ma gli investimenti che può fare il governo regionale e soprattutto quello centrale in servizi agli studenti e infrastrutture sono più che mai necessari per invertire la fuga dei cervelli e rendere più attrattivi i territori”.
“La nostra provincia mostra segnali di vivacità – ha spiegato Filippo Liverini presidente di Confindustria Benevento -. Il tasso di crescita imprenditoriale nel 2017 è aumentato dell’1,49% e sono stati esportati oltre 52 milioni di merci nel mondo. Le nostre imprese investono e il territorio è sempre più attrattivo grazie all’inserimento nelle Zone Economiche Speciali. Siamo al 18° posto in Italia per numero di PMI innovative e spingiamo anche su questa direttrice per competere. Ci stiamo impegnando affinché il credito possa essere più AMICO ma nel 2017 a fronte di 4.5 milioni di euro depositati solo 2.7 risultano impiegati nella nostra provincia. Insomma si investe altrove quanto si risparmia sul territorio. Nonostante ciò le nostre imprese diventano sempre più solide finanziariamente e 9 imprese sannite ottengono il premio da Industria FELIX sulle 42 campane. Il Rapporto della Banca d’Italia ci consente di capire meglio alcune direttrici di sviluppo e di orientare le policy economiche”.
Il Rapporto della Banca d'Italia
Le imprese
La ripresa dell'attività in regione è stata ancora disomogenea tra i principali settori. Nel comparto industriale, nel 2017, gli investimenti fissi hanno ripreso a crescere ed è aumentato anche il fatturato. Il valore aggiunto è tuttavia ancora ampiamente inferiore ai livelli pre crisi. A frenare la crescita del settore concorre una produttività che, nonostante il parziale recupero, rimane ancora al di sotto dei livelli medi nazionali. La distanza dalla media nazionale risente della più elevata specializzazione
in settori a bassa produttività e della maggiore diffusione di imprese di piccole dimensioni, caratterizzate generalmente da una produttività inferiore. Gravano sulle imprese campane alcune carenze infrastrutturali tra cui quelle legate all’approvvigionamento di energia elettrica.
Nel comparto dei servizi, che ha risentito in misura più contenuta della crisi, il fatturato e gli investimenti sono cresciuti a ritmi moderati e il valore aggiunto sta gradualmente tornando ai livelli pre-crisi. Alla ripresa ha contribuito l’espansione sostenuta del turismo, specie internazionale, e del relativo indotto. Nel comparto delle costruzioni, che ha invece risentito pesantemente della lunga crisi, la produzione ha continuato a flettere. Quella relativa all'edilizia privata è stata frenata dall’elevato stock di invenduto ereditato dalla crisi la cui incidenza è ritornata su valori di medio periodo solo di recente grazie alla ripresa del mercato immobiliare. Nel segmento delle opere pubbliche la produzione ha ristagnato. La contrazione degli appalti banditi nel 2017, che segue a una fase di riduzione dei progetti di opere pubbliche, non lascia intravedere a breve una inversione di tendenza per il comparto.
Il credito concesso alle imprese, sebbene in rallentamento, ha continuato a crescere a ritmi più sostenuti rispetto all'Italia e al Mezzogiorno. La ripresa del credito, in atto dal 2015, non ha però interessato in modo omogeneo il settore produttivo. A beneficiarne sono state quasi esclusivamente le imprese finanziariamente meno rischiose. I finanziamenti a quelle più rischiose si sono contratti, risentendo sia di una dinamica meno favorevole della domanda di credito sia di un orientamento degli intermediari volto a contenere il rischio di credito.
Il mercato del lavoro
Nel 2017 l'occupazione in Campania ha continuato ad aumentare, sebbene in netto rallentamento rispetto all’anno precedente. Gli addetti sono cresciuti in tutti i principali comparti di attività. La domanda relativamente contenuta di lavoro rivolta a figure professionali altamente qualificate ha contribuito ad alimentare le migrazioni di laureati verso altre regioni, principalmente del Centro Nord, e verso l’estero. Nel decennio 2006-2016 la fuoriuscita netta di laureati campani è stata nel complesso superiore a 54.000 unità.
Le famiglie
Nel 2017 è proseguito l'aumento dei redditi e dei consumi delle famiglie che hanno beneficiato del miglioramento delle condizioni occupazionali. In termini pro capite il reddito disponibile in Campania rimane ampiamente inferiore rispetto alla media italiana e maggiore è l'incidenza delle persone a rischio di povertà o esclusione sociale. Anche la ricchezza pro capite, che dall'inizio della crisi economico finanziaria si è ridotta in misura più marcata in regione rispetto al resto del Paese, è ampiamente inferiore in Campania rispetto alla media italiana.
I prestiti per l’acquisto di abitazioni, che rappresentano la componente principale dell’indebitamento delle famiglie, hanno continuato a crescere a ritmi sostenuti. Si è consolidata la crescita del credito al consumo.
Il mercato del credito
Nel 2017 i prestiti al settore privato non finanziario hanno continuato a crescere su ritmi analoghi a quelli dell’anno precedente. L'andamento del credito è risultato differenziato tra le varie componenti del sistema bancario. I prestiti erogati alle imprese dalle banche appartenenti ai primi cinque gruppi nazionali hanno rallentato, in controtendenza con il resto del sistema bancario. Quelli alle famiglie hanno registrato una dinamica analoga tra banche. È proseguito il miglioramento, in atto dal 2012, della qualità dei prestiti concessi a residenti in Campania. Il tasso di deterioramento ha continuato a flettere, in particolare per le imprese. Le operazioni di cessione e di stralcio hanno ridotto l'incidenza dei crediti deteriorati sui prestiti complessivi contribuendo, insieme con le maggiori rettifiche di valore apportate a quelli rimasti nei bilanci bancari, a ridurne il valore netto. È proseguito il processo di ridimensionamento della rete territoriale delle banche, soprattutto quelle di maggiori dimensioni, e contestualmente è aumentato il ricorso ai canali distributivi telematici.
La finanza pubblica
La spesa delle amministrazioni locali è diminuita nella media del triennio 2014-16, sia nella componente corrente, per effetto del contenimento del personale nel comparto sanitario, sia in quella per investimenti, dopo la forte crescita registrata in chiusura del precedente ciclo di programmazione europea. La spesa effettuata a valere sulla programmazione 2014-2020 è stata del 3 per cento della dotazione complessiva alla fine del 2017, valore distante dall'obiettivo intermedio di spesa da certificare entro la fine del 2018. L'incidenza del prelievo fiscale locale sulle famiglie residenti nei capoluoghi campani è rimasto pressoché stabile, su livelli significativamente superiori alla media nazionale. È proseguito il calo del debito delle Amministrazioni locali, la cui incidenza sul PIL è ampiamente superiore alla media nazionale.