'Ora e sempre Resistenza', 25 Aprile: sul Quaderno le parole di Calamandrei in memoria di Galimberti
Il 25 Aprile d'ogni anno l'Italia festeggia la Liberazione dal nazifascismo. La data ricorda la presa di Milano, in quel giorno del 1945, da parte dei partigiani che pose fine, in pratica, alla vittoriosa guerra condotta al fianco delle truppe Alleate di liberazione e contro gli occupanti nazisti e i repubblichini di Salò loro sodali.
E domani mattina a Benevento, la sezione sannita dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi), ha organizzato un corteo che Da Piazza Orsini si snoderà fino a Piazza Matteotti. Invitati, con la cittadinanza, tutti i partiti, i sindacati e le associazioni democratiche.
Grazie a quanti combatterono il fascismo - conculcatore d'ogni libertà e vergogna prima e rovina poi per l'Italia, trascinata in una rovinosa guerra – è potuta rinascere e riassestarsi la pianta dell'Italia democratica, nata centocinquanta anni or sono, dal precedente sacrificio degli altri patrioti risorgimentali.
La storia non va dimenticata, la propria e soprattutto quella patria! Ogni tentativo revisionistico su questa fulgida pagina della Storia patria è destinato a cadere. Va onoratoto quanto tramandato da quegli italiani, d'ogni estrazione politica, culturale e religiosa, ma soprattutto figli del popolo, che nella clandestinità e sui monti salvarono l'onore della nazione rischiando (e in molti perdendo) la vita, battendosi contro le soverchianti forze d'occupazione tedesche e i traditori dell'Italia in camicia nera al loro fianco e servizio.
Il 25 Aprile per ciò rimarrà per sempre la festa della Libertà, festa Nazionale e della Memoria: l'oblio, mai in casi come questi, potrebbe di nuovo portare a generare il mostro. Ed ecco perché il Quaderno, grato alla lotta dei partigiani, ritiene di voler celebrare la Data con una poesia di Pietro Calamandrei, fulgido esempio di intellettuale antifascista e padre costituente, della nostra Carta, vanto dell'Italia in tutto il Mondo, fresca e attuale come mai a sessantatré anni dall'entrata in vigore.
Si tratta di versi scritti in epigrafe a una lapide affissa a Cuneo, in onore di un altro martire e limpido eroe italiano, Duccio Galimberti, azionista come Calamandrei, e fondatore dei primi nuclei partigiani in Piemonte, prima di essere catturato dai nazisti e poi dato nelle mani della canaglia fascista che lo torturò per una notte intera per strappargli, senza riuscirvi, i nomi dei compagni. Non paghi e inviperiti dell'empio massacro di tanti su un uomo solo e inerme, i repubblichini poi spararono a Duccio con la mitraglia e l'uccisero.
Ebbene, Calamandrei scrisse queste sublimi parole, che leggerete, in memoria dell'illustre combattente partigiano e di tutti i patrioti ammazzati dai nazifascisti, per reagire a una oscena frase del boia Albert Kesserling, il capo delle forze armate germaniche di occupazione in Italia per 18 mesi. Il criminale nazista - condannato a morte, dal processo di Venezia nel 1947, per le stragi commesse, come le Fosse Ardeatine a Roma, l'eccidio di Marzabotto in Emilia e le tante altre - per le asserite sue pessime condizioni di salure riuscì a ottenere, prima, tramutata la pena nell'ergastolo e poi fu messo, incredibilmente, in libertà nel 1952!
Kesserling fuori dal carcere “improvvisamente” vide migliorare la sua salute e visse infatti altri otto anni e non pago di averla fatta franca, dalla sua comoda residenza in Baviera, ebbe la tracotanza di affermare che gli italiani avrebbero
dovuto fargli un monumento per la magnanimità usata verso di loro e il bene ricevuto dalle truppe naziste occupanti, da lui guidate.
Ebbene nel 1952 rivolgendosi al nazista Piero Calamandrei scrisse quest'epigrafe per la 'Lapide ad ignominia' posta sul Municipio di Cuneo, poi riprodotta in vari altri luoghi, che racchiude in poche parole la Storia della lotta partigiana e l'imperituro valore che essa ha avuto e dovrà avere per gli italiani, contro ogni revisionismo degli immemori e per la Democrazia e la Libertà.
Ecco il testo:
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA