Omaggio a Camilleri. Conversazioni su Tiresia suo testamento morale
Il padre del Commissario Montalbano, protagonista per la prima volta sul grande schermo di un viaggio tra mito e letteratura sulle orme dell’indovino Tiresia alla ricerca dell’eternità.
Proponiamo il trailer cinematografico della piece del maestro, considerandola una sorta di testamento. Nei suoi romanzi si affaccia anche l'impegno civile e l'attualità. I fatti del G8 di Genova del 2001 fanno capolino in un romanzo di Montalbano, facendo dire al commissario che si vergogna del marcio che emerge dall'interno della Polizia e le coperture della politica.
Prendiamo come monito una sua frase, previggente come l'indovino greco, rilasciata in un'intervista a Repubblica giusto un anno fa: "Leonardo Sciascia raccontava che, alla vigilia dell’avvento del fascismo, chiesero a un contadino cieco come vedesse il futuro. E il contadino rispose: cu tutto che sugnu orbo, la viu nivora. Con tutto che sono cieco, la vedo nera. Ecco, la stessa cosa potrei dire io oggi", aggiunse Camilleri che lamentava come l'Italia fosse diventato "un paese che torna indietro, come i gamberi. È come se avesse cominciato a procedere in senso inverso, smarrendo le importanti conquiste sociali che aveva realizzato in passato. Se devo essere sincero, io non riconosco più gli italiani. Non li riconosco quando plaudono ai porti chiusi. E non li riconosco nel loro acconsentire a minacce, pressioni, modi di fare e pensare che non ci appartengono. Qualche volta mi domando se Salvini sia un essere umano o un marziano. Ma ci si rende conto della gravità di un ministro dell’Interno che minaccia uno scrittore sotto scorta come Saviano di levargli la tutela dello Stato? Parole mafiose indegne della carica che ricopre. Eppure tutto scivola nel dimenticatoio in un attimo. Ma cosa stiamo diventando? Io vorrei che tutti ci mettessimo una mano sulla coscienza".
Cosa vedeva riemergere Camilleri dal passato? "Il razzismo. Ci consoliamo con il mito di italiani brava gente - spiegò - ma le cose non stanno così". E ricordava gli eccidi in Africa delle nostre guerre coloniali. Acqua passata, si dirà. Ma poi Camilleri ricordava il razzismo vissuto sulla propria pelle, al pari di tanti altri, quando da meridionale andato a lavorare al nord trovava i cartelli (Torino anni '60), "Non si affitta a meridionali". Acqua passata anche questa? Mica tanto, se solo qualche anno fa l'attuale ministro degli interni cantava gongolando "Vesuvio lavali col fuoco". Quale lavacro ha superato? Nessuno, ha abbandonato certi toni per fare incetta di voti anche al Sud, per prendersela ora con una nuova categoria bersaglio: gli immigrati dei barconi, gli ultimi deboli.
Ciao Maestro!
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