Le nuove frontiere. Da Benevento a Londra per Alternanza scuola-lavoro
Di rientro da Londra non è solo il caldo torrido beneventano che si percepisce tra le differenze con la metropoli europea. I quindici ragazzi del liceo Rummo, partiti il 5 giugno per rientrare il 26, si dicono cambiati dal confronto della propria realtà con quella di una città a dimensione internazionale.
L’esperienza è frutto della progettazione della scrivente, su indicazioni della dirigente Teresa Marchese, di un PON FSE promosso dalla Regione Campania sull’alternanza scuola-lavoro dal titolo “New energies for a renewed Europe”, ovvero “ Nuove energie per un’Europa rinnovata” che ha consentito a quindici giovani compresi tra i sedici e i diciotto anni, di aderire al bando e di ritrovarsi a misurare i propri confini geografici, conoscitivi ed interiori con quelli di una realtà globale quale è quella di Londra.
Lezioni di inglese del livello B2 del QCER, livello del Quadro Comune di Riferimento Europeo cui i giovani erano risultati appartenere a seguito di un entry test, lezioni di microlingua del settore dell’ecologia e delle energie rinnovabili, workshop e visite guidate hanno arricchito il soggiorno di esperienze che i nostri adolescenti capitalizzeranno e ricapitalizzeranno ad ogni fase della crescita. La crescita anagrafica, umana, culturale e professionale inevitabilmente affievolerà alcuni ricordi e darà maggiore risalto ad altri.
“Siamo già cresciuti in consapevolezza e responsabilità” dicono Luigi e Lorenza, due tra i fortunati alunni. “Io ho realizzato quanto grande sia il mondo al di fuori della nostra quotidianità”, ha aggiunto Angelo. Gli fa eco Vincenzo:” Visitare Londra è come visitare molti mondi insieme” Francesco ha colto il grande senso di responsabilità e di rispetto per la cosa pubblica, ma anche le grandi contraddizioni che con il nostro progetto sono saltate agli occhi: “ A Londra sono ancora ben lontani dalla sostenibilità ambientale: in aree a grande flusso turistico, come ad esempio l’area antistante Tower Bridge, non esistono cestini per la raccolta differenziata dei rifiuti, come ci ha confermato un operatore ecologico”. Tuttavia, i ragazzi non hanno mancato di sottolineare come, a fronte anche degli scarsi cestini, la città fosse pulita. Segno del grande senso civico di chi la abita e di chi ne è ospite.
I ragazzi sono stati alloggiati presso una struttura ricettiva in una zona a nord-ovest di Londra, nel Brent, che ha visto avvicendarsi turisti, giovani cinesi e vietnamiti in vacanza studio, ma anche fan, soprattutto di sesso femminile, venute a rinverdire le gesta delle mitiche “Spice girls” che il 13, 14 e 15 giugno si sono esibite allo stadio di Wembley, maestosa struttura che si erge su una collina e si impone alla vista di chi vi arriva a bordo del caratteristico bus a due piani
Harlesden e la adiacente Willesden hanno ospitato i nostri studenti per i ventuno giorni di alternanza scuola-lavoro.
L’area ha poco da offrire a chi cerchi la cultura British o a quella che si percepisce come la cultura anglosassone in senso stretto, ma offre il colore e il calore della gente del posto che, nonostante il continuo ricambio di volti nuovi nella zona, non fatica a riconoscerti come nuovo del posto ed è pronto a regalarti un sorriso, una stretta di mano ed il fatidico “how are you?” di accoglienza, mentre esplori i folkloristici negozi di stoffe coloratissime, di frutta e verdura mai vista prima, i numerosissimi fishmonkey, pescivendoli dislocati in ogni angolo della zona a raccontare delle abitudini alimentari, di usi e costumi che la gente del posto ha voluto conservare.
L’area è popolata da comunità afro-caraibiche, brasiliane, portoghesi, colombiane, ma anche indiani e pakistani, arrivati su invito delle autorità alle popolazioni del Commonwealth per la ricostruzione post-bellica, come si testimonia nel museo dei Docklands a Londra che ripercorre parte della storia dal dopoguerra. Con il British Nationality Act del 1948 si garantì ai nuovi cittadini dal Commonwealth la cittadinanza nel Regno unito (CUKC) premiandone l’impegno e ponendone le basi per l’integrazione.
Il museo vanta il grande impegno e i maestosi risultati ottenuti nell’edilizia e nell’architettura, anche grazie alle maestranze e manovalanze i cui discendenti popolano aree come il nord-ovest di Londra, che oggi, anche grazie alla presenza di studenti e di turisti in cerca di strutture di accoglienza meno costose dell’inavvicinabile centro di Londra, smettono la veste di ghetto e sono avviate al processo di “gentrification”.
Siamo felici di contribuire, oltre le iniziali intenzioni, ad un così nobile e significativo recupero di aree e di culture.
Sonia Caputo