09/04/2010   21:17 5563

Intercettazioni e 'bufale della politica': Comunale gremito per il libro di Ingroia


Nostro servizio - Le intercettazioni telefoniche sono lecite? Sono strumento indispensabile per la giustizia o se ne potrebbe fare tranquillamente a meno? Quali sono i cambiamenti più rilevanti che il disegno di legge proposto dal governo introdurrebbe in caso di approvazione? Quante sono e quanto costano ogni anno?

Sono questi gli argomenti più rilevanti di cui si è discusso questo pomeriggio a Benevento, in un incontro di circa due ore presso un Teatro Comunale pieno di persone di tutte le età, tra cui molti giovani. Ospite che potremmo definire d’onore, Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo ed allievo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che ha presentato il suo libro dal titolo “C’era una volta l' intercettazione”. Sono intervenute anche altre personalità non di minor rilievo: Luigi De Magistris, ex magistrato ed ora deputato al Parlamento Europeo, Pietro Orsatti, giornalista di ‘Antimafia duemila’ e Giovanni Tartaglia Polcini, sostituto procuratore della Repubblica di Benevento. A moderare il dibattito Gabriele Corona, presidente di Altrabenevento, associazione che ha organizzato l’incontro.

Diversi gli aspetti emersi nel corso della discussione. Tutti, in particolare, si sono trovati concordi su un punto: le intercettazioni sono fondamentali, soprattutto per sconfiggere la criminalità organizzata e non è possibile immaginare una riforma se non su aspetti ‘tecnici’, eliminando la privatizzazione del servizio che attualmente è affidato a società private anziché a organi giudiziari. Una regolamentazione del settore, sotto questo aspetto, renderebbe le intercettazioni più efficienti, più sicure e meno costose. Le intercettazioni sono svolte essenzialmente per tre tipi di reati: comuni, di mafia e ambientali.

Presupposto per permetterle nel primo caso, se passasse il decreto di legge, sarebbe la presenza di “gravi ed evidenti indizi di colpevolezza”. Poco importa, potremmo pensare (sbagliando). In fondo si tratta di reati comuni…Ma Ingroia, magistrato di grande esperienza ha spiegato molto bene che le associazioni malavitose, quasi sempre sono scoperte proprio grazie a tutt’altre indagini e intercettazioni riservate ai cosiddetti ‘colletti bianchi’, gli insospettabili che oggi, stando alle parole di Ingroia, costituiscono i vertici di tali organizzazioni criminali. In tal modo, dunque, il disegno di legge del governo toglierebbe uno strumento importante alla magistratura, rendendola sempre più disarmata e rendendo conseguentemente i cittadini sempre più indifesi.

“La controriforma messa in essere dal governo nel campo delle intercettazioni – sostiene Ingroia – non cade certamente come un fulmine a ciel sereno, ma fa parte di un disegno amministrativo lucido che ha come progetto ultimo ridisegnare l’architettura costituzionale del Paese, eliminando i poteri di controllo che sono competenza della magistratura. Perché ho scritto il libro oggi presentato? Non solo perché sono un pubblico ministero affezionato a questo tipo di strumento investigativo, ma anche per la mia crescente indignazione nei confronti delle tante ‘bufale della politica’. Non nascondo la mia preoccupazione per uno spazio di pluralismo informativo che diviene sempre più ristretto per cui ai cittadini arrivano sempre più opinioni e sempre meno fatti. Diversi i luoghi comuni che è necessario smascherare. Primo fra questi che tutti gli italiani o la stragrande maggioranza sono intercettati. E’ un’assurdità. Se, infatti, consideriamo il numero di decreti di intercettazione, all’anno ci sono al massimo 10-20 mila persone intercettate e considerando il numero di criminali sul territorio forse sono anche poche! Altra bufala riguarda i costi delle intercettazioni. Si dice che stiano aumentando, ma non è così. Certo sono costose. Ma ci si è mai chiesti il perché? Lo Stato paga terzi, gestori della telefonia, mentre in Francia e in Germania, per fare un esempio, non paga nulla. Altra assurdità: in Italia le forze di Polizia non sono dotate di strumentazioni per le intercettazioni ambientali, come microspie. Esse sono fornite da società private che hanno costituito un vero e proprio oligopolio e aumentato i costi. Ancora: i processi di mafia non saranno intaccati dalla riforma. Quali? Forse quelli sui soliti noti, ma gli insospettabili professionisti, oggi ai vertici delle organizzazioni criminali resteranno tranquilli. Ecco allora che ritengo che a prevalere sia l’irresponsabilità e l’inconsapevolezza della politica, di una classe dirigente desiderosa di impunità e auto assoluzione e non tutti i cittadini, purtroppo, sanno a cosa vanno incontro”.

Anche per Luigi De Magistris l’intercettazione rappresenta uno “strumento indispensabile per scoprire tanti reati: traffici di droga, omicidi e non ultima la cattura di latitanti. Il Governo crede di aver combattuto al meglio il crimine organizzato. Ecco, io la penso esattamente all’opposto perché le confische, gli arresti e quant’altro non sono stati compiuti dal governo, ma dalle forze dell’ordine e dalla magistratura. E’ essenziale sottolineare questa differenza. Ora mi chiedo, perché si vuole tanto introdurre questa legge sulle intercettazioni? Perché, oltre la predominanza di un unico pensiero, c’è chi ancora può raccontare in modo inequivocabile la realtà: la magistratura e la stampa libera”. L’europarlamentare ha poi parlato di quelle che a suo parere costituirebbero le ‘leggi scudo’ del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: processo breve (approvato); legittimo impedimento (stabilisce che il presidente se impegnato in attività politiche non può recarsi davanti al giudice. Se prima a decidere o meno della sussistenza effettiva di tali impedimenti era, però, il giudice, oggi è lo stesso presidente con un’autocertificazione); Lodo Alfano costituzionale (non ancora approvato) e il disegno di legge Valentino, dal nome di un parlamentare del Pdl (tra le altre cose esso stabilirebbe che le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia non siano prese in considerazione se non immediatamente riscontrabili).

Per Tartaglia Polcini i problemi delle ‘intercettazioni’ sono puramente tecnici e attengono alla privatizzazione del servizio fornito. “Se tra i presupposti alla base della liceità delle intercettazioni - aggiunge - dovesse esserci l’evidenza degli indizi di colpevolezza, il magistrato non potrebbe procedere penalmente? Che necessità avrebbe di intercettare? Anche per i procedimenti contro ignoti si potranno effettuare solo se la persona offesa ne farà esplicita richiesta. Altro aspetto è poi la pubblicazione degli atti: l’intercettazione integrale non potrà comparire sui giornali, ma solo un suo riassunto. Perché non si permette un ingresso nell’amministrazione giudiziaria con reparti dedicati, in modo che esse siano più controllabili? C’è necessità di applicare solo piccoli correttivi alla normativa esistente”.

Per Orsatti, infine, il problema maggiore è rappresentato non tanto dalle intercettazioni in senso stretto, ma da chi le fa, “non sempre un servitore fedele. Bisogna sicuramente regolamentare il settore – conclude – ma non si può pensare di cancellare l’unico strumento fondamentale per combattere la mafia, una prova schiacciante in molti processi e che favorisce, tra l’altro, anche la collaborazione con la giustizia”.
Grazia Palmieri

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