Il turismo di Benevento è una faccenda per pochi
Non è evidente, forse, neanche avvertito. Ma, pur limitato, il turismo a Benevento esiste. Sono anni che la città cerca di attirare visitatori: l’impegno non manca, ma i risultati lasciano a desiderare. “Mantenere un albergo in un luogo come Benevento è un’impresa - dice Pietro Giulio Italiano, direttore dell’omonimo hotel in Viale Principe di Napoli - soprattutto se si ha l’onere del ristornate”.
Le persone vengono a Benevento ma non vi rimangono. È il classico gitante mordi e fuggi, eccezionalmente, resta il weekend. Vedono un po’ di centro storico, i monumenti più famosi e subito ripartono. Pietrelcina e i luoghi di pellegrinaggio, senza dubbio, sono i più frequentati. Poi il settore più fecondo è il turismo d’affari: “Solitamente ospitiamo rappresentanti, agenti di commercio, persone che giungono per lavoro - spiega Carlo Santoro direttore del Bei Park Hotel”.
Capita, poi, d’incontrare, per il Corso Garibaldi, gruppi armati di macchinetta fotografica, zaino e cappellino da sole. Nel fermarli, con delusione, ci rivelano di essere parenti di cittadini beneventani. Questo il caso di Miriam De Caio: “Sono venuta a salutare degli zii da Milano e ne approfitto per visitare la città”. In giro per strada, scovare degli stranieri è davvero fortuna, ma capita di parlare con una ragazza croata, Anya Druganovic. “In realtà sono solo venuta per vedere una mostra, quella su Giovenale. La città è bella, c’è movimento – dice, in un italiano stentato”.
Quei pochi turisti intercettati sono sorpresi. Benevento è pulita, curata, supera in un certo senso le aspettative. “Penso proprio che ritornerò - dice Carlo Minti di Reggio Emilia - è tutto molto tranquillo e piacevole. Certo, non ci sono il mare e la montagna, ma per una gita alternativa non è male”.
Le eccezioni, tuttavia, non mancano. Per Emilio Coriandoli di Brindisi: “Avete curato solo il Centro. Ci sono altre zone inguardabili. Credo che si potrebbe fare di più. Un visitatore nuovo e senza guida come me si sente spaesato. Non ci sono indicazioni adeguate”. Quasi
della stessa opinione è Antonio Cautano di Torre Del Greco: “Cose da vedere ce ne sono parecchie, ma è difficile rendersi conto di dove siano. Il tempo che abbiamo non è poi così tanto”. Benevento, d’altronde, di solito, non è una meta principale, ma tappa di passaggio, se non una scelta alternativa. Il servizio di in-coming e meeting, fornito dall’agenzia Mazzone, lo mostra chiaramente.
Le persone che hanno scelto la città come variante su tour già esistenti sono nel 2006 circa 38. Luca Mazzone si lamenta: “Il direttore di Art Sannio comunica che i turisti sono raddoppiati. Ma non è un dato favorevole se da 5 sono passati a 10, nonostante milioni e milioni di investimenti. Vuol dire non rendersi conto del rapporto costi-benefici che è assolutamente disastroso”. Che la città sia un’esplosione di attività e iniziative è evidente a tutti. Le istituzioni e gli enti del settore organizzano eventi che si susseguono. La risonanza, però, è poco più che provinciale.
“Siamo noi come azienda a proporci ai tour operator, ma non è mai capitato che ci sia stata una richiesta senza la nostra iniziativa - continua Mazzone -”. Tra i problemi principali la mancanza di sinergia tra gli operatori. Sono realtà isolate, lontane anni luce da un turismo fatto di pacchetti viaggio. Il direttore Santoro esprime, infatti, il suo disappunto: “La concorrenza spietata non può fare che male a tutti. Abbassa la qualità dell’offerta e impedisce cooperazione. Forse perché sono giovane, forse perché vengo da una scuola diversa, ma non è questo il modo di creare turismo”.
Benevento deve affrontare ancora molte difficoltà ma, per qualcuno, è importante pensare che qualcosa stia cambiando: “E’ solo questione di tempo – afferma il commissario dell’Ente Provinciale per il Turismo, Luigi D’Anna -. Noi rappresentiamo l’altra Campania che è pronta e organizzata. Ha soltanto bisogno di dimostrare cosa ha da offrire. I cambiamenti, si sa, non avvengono da un giorno all’altro”.
Rita Parrella