01/05/2009   18:20 9224

I massoni di Benevento e il golpe tentato in Angola: ora indaga la Procura di Milano


Un mezzo colpo di Stato petrolifero in Africa con la griffe dei grembiulini di Benevento. Un’insurrezione nel Nord dell’Angola, progettata da massoni accusati d’aver “interferito con le relazioni diplomatiche dello Stato italiano” finanziando con 150 mila euro la spedizione di mercenari allo scopo di staccare da Luanda la regione indipendentistica del Cabinda (detentrice di metà del petrolio angolano) in cambio di incarichi nel futuro governo locale e di corsie preferenziali come partner commerciali: anche se sembra la romanzesca sceneggiatura di un improbabile film, è la trama sostenuta da un’inchiesta della Procura di Benevento a carico di 14 indagati, alcuni dei quali già arrestati in passato per tangenti su forniture dell’Enel.

Un fascicolo ora approdato per rimbalzi di competenza a Milano, dove la Procura ha ribadito la richiesta beneventana di arresti in carcere per i “complottardi” italiani, ma dove l’Ufficio Gip ha invece negato la cattura, ritenendo ormai non più attuali le esigenze cautelari. Al pittoresco mix di ex funzionari Enel, imprenditori locali, un poliziotto, massoni di non si sa quale obbedienza sotto la “loggia Colonna Traiana”, e membri del Governo in esilio di Cabinda, i pm beneventano Antonio Clemente e milanese Massimo Meroni contestanoo non solo l’associazione a delinquere e la truffa (per l’attività di due “Onlus Freedom for Cabinda”), ma anche la legge Anselmi per aver “promosso un’associazione segreta che, all’interno della massoneria (associazione palese), svolgeva attività diretta a interferire nelle relazioni diplomatiche dello Stato italiano”.

Come? “Finanziando il reclutamento e addestramento di mercenari” (che è un reato a parte) “al fine di far loro combattere un conflitto armato diretto a mutare l’ordine costituito nel territorio controllato dell’Angola”; “adoperandosi per fare riconoscere dallo Stato italiano lo Stato di Cabinda ricco di risorse naturali”; e “inserendo se stessi e altri massoni” in un “osservatorio Parlamentare Europeo, organismo d’analisi dell’attività dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa”. La Cassazione viene investita del conflitto di competenza insorto tra Milano (gip Paola Di Lorenzo) e Benevento (gip Simonetta Rotili), l’una convinta della competenza dell’altra. Ma quando la suprema corte opta per la competenza milanese, il paradosso è che questa fase procedurale fa sapere agli indagati chi e perché vuole l’arresto. Bocciato perché non scappano, è passato tempo, alcuni reati sono sotto il limite di pena per l’arresto, e c’è qualche rischio di vietate contestazioni a catena con altre già mosse da Benevento.

Un no venato da un certo scetticismo anche sulla sostanza. Una pre-fattura di 150 mila euro, ad esempio, emessa dal titolare di una società di guardie personali che s’incontra a Milano con i massoni di Benevento, c’è ed è ricollegata alla formazione di mercenari: ma non si sa se davvero siano mai stati ingaggiati e impiegati, e in ogni caso sarebbero stati 30, non proprio un esercito. E quando il mancato pagamento dei soldi fa sì (stando alle intercettazioni) che l’imprenditore minacci di adire alle vie legali, i massoni al telefono non appaiono preoccupati: se va in tribunale, “quello lo prendono per matto e lo arrestano”. Sbagliata la seconda previsione, ma giusta forse la prima.
L’articolo è apparso oggi sul Corriere della Sera per la firma di Luigi Ferrarella

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