Housing sociale in Campania, la regione resta ai margini
Regione Campania carente in quanto a housing sociale e politiche abitative: mancano i bandi e i finanziamenti
La casa è un diritto per tutti i cittadini, o almeno dovrebbe esserlo. Nascono proprio per questo diversi strumenti che possano agevolare l’acquisto o l’affitto dell’abitazione. Dalla possibilità di informarsi sui mutui prima casa preventivamente, in modo da scegliere la rateizzazione più comoda e conveniente, alle opportunità di accesso alla liquidità secondo un piano di detrazioni fiscali previsto dal Governo per le categorie in difficoltà. Se appartenenti alle categorie tutelate, poi, si può ricorrere ai bandi e alle iniziative di housing sociale per l’assegnazione delle case pubbliche a livello regionale.
Non sempre però queste ultime funzionano come sperato. Come lamenta l’Alleanza delle Cooperative Italiane Campania, per esempio, “centinaia di famiglie rischiano di perdere la casa a causa della latitanza dell’Assessorato all’Urbanistica della Regione Campania”. Sebbene la Regione abbia infatti prodotto uno stato di fermo che interessa programmi per ben 6.000 alloggi, non ha ancora avviato le procedure del bando dell’housing sociale definito dalla legge 16/2014 pubblicata su Gazzetta Ufficiale. “Di fatto”, quindi, conclude l’Alleanza, “il diritto alla casa, in proprietà o in affitto, per le fasce deboli è totalmente ignorato dalla Regione Campania”.
Molte sono state, d’altronde, le politiche sottovalutate o sbagliate dagli istituti regionali deputati alla risoluzione dei problemi connessi all’emergenza abitativa. Tanto per cominciare, le varie versioni del cosiddetto “piano casa” varato in Regione, che avevano previsto la possibilità di riconvertire le aree industriali dismesse in alloggi in cambio di una percentuale del 20-30% della volumetria da destinare all’housing sociale, non hanno ricevuto i necessari finanziamenti.
Anche i contributi regionali, comunque, sembrano essersi volatilizzati, nonostante la definizione di una strumentazione normativa che, attraverso una serie di bandi, avrebbe premiato le operazioni di riconversione di alcune aree e manufatti pubblici. Come se non bastasse, l’approvazione della legge 19/2009 ha portato la Regione ad abbandonare qualunque forma di finanziamento e di housing sociale regolarmente localizzata nelle aree convenzionate o definite dai Piani per l’Edilizia Economica e Popolare, scavalcando di fatto l’urbanistica dei grandi Comuni come quelli di Avellino, Benevento e Salerno.
Nell’ultima finanziaria regionale, poi, si è sancito il divieto all’utilizzo dei fondi destinati all’housing sociale per le nuove costruzioni. Con il blocco, quindi, sui nuovi immobili da un lato e sulla riconversione, dall’altro, si viene meno a qualunque tipo di impegno e iniziativa, mettendo a rischio la realizzazione di qualunque progetto di edilizia a favore della categorie in difficoltà. Si perdono anche, per conseguenza, i finanziamenti nazionali, attualmente revocati per un importo pari a 41 milioni di euro.
L’intero settore immobiliare è quindi in difficoltà anche a causa della mancata liquidazione del saldo dei contributi sui programmi già finanziati. Ma come si sa la crisi non è dovuta alla carenza di alloggi, bensì dalla mancanza di credito e da una ristrettezza economica crescente. Insufficienti sono, però, le politiche housing sociale della Regione di precarietà pari soltanto agli stanziamenti destinati all’edilizia abitativa. Questi ammontano, infatti, a 3,4 miseri milioni di euro attualmente immobilizzati e quindi, ancora una volta di più, praticamente vani.
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