Poveri  08/12/2017   10:35 2436

Cresce il Pil, ma aumenta anche il rischio poverta', la denuncia della UIL


Il Rapporto ISTAT sulle condizioni di vita e il reddito delle famiglie, analizzato dalla Uil, fa emergere un dato contraddittorio rispetto ai segnali positivi del Pil: aumenta il rischio povertà nelle famiglie.

La Uil Avellino/Benevento comunica che nel rapporto intitolato “Condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie” si rileva l’aumento della percentuale di residenti in Italia che risultano a rischio di povertà o esclusione sociale: secondo l’Istat nel 2016 ha raggiunto il 30%, quasi uno su tre, a fronte del 28,7% dell’anno precedente. L’ente di statistica rileva come sia aumentata sia l’incidenza di individui a rischio di povertà (ora al 20,6%, contro il 19,9% del 2015), che la quota di quanti vivono in famiglie gravemente in difficoltà.

Il 30% delle persone residenti in Italia è a rischio povertà ed esclusione sociale; si tratta di 18 milioni di persone. Altri dati non confortanti sono quelli emersi dall’ultimo rapporto Censis, presentato lo scorso 1° dicembre, che, facendo riferimento al periodo 2007-2016, fotografano un aumento drammatico: + 96,7% di famiglie in condizioni di povertà assoluta e +165% considerando solo i singoli individui. Volgendo lo sguardo al futuro, occorre fronteggiare il rischio del trend della condizione di povertà al quale abbiamo assistito in questi anni, e che i dati hanno confermato, anche perché dalla povertà derivano a cascata tutta una serie di conseguenze che innescano meccanismi non virtuosi: dalla povertà educativa all’allarmante fenomeno della sanità negata, e ancora all’impossibilità di seguire stili di vita adeguati. Tutto ciò comporta il rischio di farsi trascinare nell’illusione della vincita facile con il gioco d’azzardo. Insomma, la povertà diviene sinonimo di vulnerabilità, in quanto nella crisi e nell’emergenza a pagarne maggiormente le spese è chi versa in condizione di estremo disagio.
 
“In un simile contesto – dichiara Fioravante Bosco (Uil Av/Bn) - la nuova misura del ReI, cioè il Reddito d’Inclusione, rappresenta un primo traguardo nell’alveo della lotta alla povertà assoluta e di contrasto all’esclusione sociale. Ci vorrebbe più occupazione, ma oggi l’aumento dei posti di lavoro riguarda solo i contratti a tempo e, spesso, si tratta di lavoretti: è un problema che va risolto. Abbiamo troppe piattaforme digitali che impiegano occasionalmente tanti giovani per pochi euro al giorno. Non si tratta perciò di buona occupazione. Il lavoro non si crea per decreto – conclude Bosco - ma servono investimenti pubblici e privati per creare nuove infrastrutture, e occorre smetterla con questa austerità che ha portato l’Europa alla povertà”. 

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