Cives, Ettore Rossi 08/12/2018   11:56 2078

Cives. La centralità dei luoghi per la valorizzazione dei territori


“Bisogna avere aspirazioni alte e pazienti: il mondo non può cambiare in un giorno, specialmente se i cambiamenti da realizzare sono sostanziosi”. Il messaggio lanciato ieri da Domenico Certosino, ordinario di Economia Applicata presso l’università della Calabria in occasione del suo intervento al Cives- è speranzoso, ma, dice, sarà figlio dell’impegno dei vari attori locali ed istituzionali, di un’inversione di rotta nella governance istituzionale, del rafforzamento delle competenze locali.

Occorre in primis essere consapevoli che il Novecento, con la sua prevedibilità, la sua razionalità sinottica, le sue certezze è stato ormai soppiantato dal mondo globalizzato, per natura instabile, turbolento, sicuramente affascinante, ma privo completamente delle certezze su cui si fondava lo scorso secolo. Da circa trent’anni siamo immersi nelle incertezze: gli “shock esogeni”, il comportamento degli altri, finiscono con l’influenzare indirettamente la vita e le scelte altrui.

Tutto è più fugace: il “capitalismo frammentato” colpisce le persone, i prodotti, la moda e le mode: un prodotto, un volta era progettato e prodotto nella stessa azienda, nello stesso luogo; oggi si assiste ad una delocalizzazione dei processi decisori e dei processi produttivi, alla delocalizzazione delle singole fasi di lavorazione, che possono essere geograficamente distribuite su luoghi anche molto distanti gli uni dagli altri. Serve capacità di fare rete e a nulla serviranno i vecchi rimedi anti-ciclici, il ricorso alla forza spontanea del mercato, il ritorno allo Stato regolatore-innovatore o a leggi finanziarie, cangianti ad horas, per ricostituire lo status quo del secolo scorso in materia di economia, per connettere nuovamente l’economia alla vita reale.

Oggi in economia contano i flussi, non più la prossimità e tuttavia pare ancora possibile ricostituire le economie locali e valorizzare i territori nelle proprie tipicità. Abilità e stratificazioni imprenditoriali possono nutrire l’economia di alcuni luoghi, diversificandoli da altri. Ma non tutti i territori sono luoghi: i secondi condividono non solo la localizzazione geografica o le risorse fisiche; sono in realtà comunità di valore, di reti, di capitale sociale. Lo sviluppo economico di un luogo si fonda sull’ ”atmosfera industriale” che si respira nella comunità di appartenenza, sulla conoscenza tacita che si tramanda di padre in figlio e che rende ciascun luogo diverso e riconoscibile rispetto ad un altro per la tendenziale unicità. “Dietro ad ogni formaggio c’è un pascolo d’un diverso verde sotto un diverso cielo […] ci sono diversi armenti con le loro stabulazioni e transumanze; ci sono i segreti di lavorazione tramandati nei secoli” (Calvino, Palomar). Per lo sviluppo delle piccole realtà locali, che è lento, molecolare, conta soprattutto la qualità del contesto socio-istituzionale, la:cittadinanza, l’ intensità delle relazioni tra le istituzioni, la propensione all’azione collettiva, il capitale sociale. A sua volta la qualità del contesto condiziona il rendimento istituzionale e quindi le performances economiche.

Non vi sono scorciatoie, tiene a sottolineare Certosino: occorre che le nostre azioni siano guidate dalla “matrice delle opportunità correnti”, perché sono le norme a determinare i comportamenti virtuosi. E’ possibile che sia necessario tarare più volte gli obiettivi, ridisegnare la progettualità, rivedere le alleanze, le reti e le forme di cooperazione orizzontale e verticale. Occorre puntare al progetto e subordinare i finanziamenti al progetto e non viceversa, sperimentare prima di formalizzare perché il progetto risulti sostenibile. E’ essenziale riconoscere che le performance economiche sono condizionate dalla qualità del contesto socio-istituzionale, che la qualità dei servizi e la civicness più che la ricchezza, sono percepite come segno di vivibilità di un territorio. Sono questi i valori che rendono un territorio e i suoi cittadini “liberi e forti” secondo l’insegnamento di don Luigi Sturzo, che anima il dibattito della XII edizione di Cives, laboratorio al bene comune, promosso dalla diocesi di Benevento in collaborazione con il centro di Cultura “R. Calabria” e l’Università cattolica del Sacro Cuore.

Sonia Caputo

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