Castelpagano, bosco trasformato in discarica dopo un decennio di sversamenti illeciti. In manette imprenditore
Un bosco ridotto ad una discarica a cielo aperto. Per questo motivo la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Benevento ha arrestato Pier Luigi e Massimo Accornero, rispettivamente Presidente del Cda della 'Accornero Srl' e amministratore delegato della stessa società e della Mi.Mer srl fino al 2000. I due sono finiti agli arresti domiciliari dopo che il Gip del Tribunale di Napoli aveva emesso l'ordinanza su richiesta dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia e della Sezione criminalità ambientale della Procura di Napoli ed eseguira dalle Fiamme Gialle di Benevento ed il Corpo Forestale dello Stato sannita. I delitti contestati ai due riguardano la gestione di un ingente traffico illecito di rifiuti specializzati organizzato dalla coppia di imprenditori. Secondo quanto è emerso dalle indagini, il traffico illecito organizzato di "ingenti quantitativi di rifiuti speciali" e, nello specifico, residui della lavorazione di fanghi di argilla, risulta collegato all'esercizio dell'attività di impresa degli Accornero, autorizzata dal 1999 da parte del Corpo delle Miniere del Distretto di Napoli, sfruttando il sito minerario di rocce feldspatiche che si trovano in località Battaglia a Castelpagano.
"Le indagini - si legge nella nota della Forestale - articolatesi lungo l'arco di
un anno, hanno posto in evidenza come l'impresa degli Accornero, dopo aver svolto la lavorazione dei minerali estratti, presso lo stabilimento industriale facente capo a loro stessi e ubicato in località Escamare nel Comunei di Riccia (Campobasso), provvedeva a far trasferire i rifiuti speciali, derivanti da tale processo produttivo, sversandoli abusivamente nel territorio beneventano sia presso terreno di privati, sia presso una ex Cava e, da ultimo, presso la miniera di Castelpagano, in violazione della normativa concernente la tracciabilità dei rifiuti, omettendo altresì di procedere al doveroso trattamento di tali rifiuti, e di provvedere al rimboschimento del sito adibito a sfruttamento, violando le prescrizioni contenute nella concessione amminstrativa. Tutte le violazioni ambientali - prosegue la nota - sono state rese possibili per un decennio, anche grazie al comportamento infedele di pubblici funzionari della Regione Campania, dell'Ufficio ex Genio Civile di Benevento, e di alcuni autotrasportatori privati, chi si sono resi funzionali nel processo di progressiva trasformazione in discarica di un importante sito boschivo della provincia di Benevento. Tra i delitti contestati - conclude la nota - anche le ipotesi di abuso di ufficio, falso in atto pubblico e le violazioni delle norme a tutela del paesaggio".
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