13/05/2013   9:48 3460

Campolattaro. Incontro sulla Famiglia De Agostini


Si è tenuto domenica mattina presso il Comune di Campolattaro il primo convegno di studi promosso dal Centro culturale per lo studio della civiltà contadina nel Sannio legato al tema “La famiglia De Agostini a Campolattaro (1813-2013) – Due secoli di vicende e di protagonisti”. I lavori si sono aperti con i saluti del sindaco, Pasquale Narciso, il quale ha ringraziato la famiglia De Agostini per il prestigio che ha saputo dare al comune sannita, soprattutto attraverso la scoperta della tavola Bebiana. “Un reperto storico oggi conservato al museo di Roma, ma che l’Amministrazione – ha auspicato il sindaco - sarebbe lieta di portare a Campolattaro”. Moderatore dei lavori è stato il presidente dell’Assostampa Sannita, Giovanni Fuccio. “Campolattaro è un comune che ha sempre prediletto la cultura. Purtroppo, non sempre viene colta l’esigenza di andare a scoprire, studiare ed approfondire i fatti storici, le radici”. È stata poi la volta di Enrico De Agostini, diplomatico di carriera, che si è intrattenuto sulla figura di Giosuè De Agostini: l’uomo. Voci da un libro di memorie. “Trovo che questo Centro Culturale sia un punto forza per Campolattaro, una forza interna, perché attraverso la pubblicazione della storia di questi luoghi e dei loro abitanti, dà loro la possibilità di valorizzarlo; e forza nel senso di proiezione esterna, perché è grazie a questi studi che la comunità è conosciuta nel mondo della cultura anche al di fuori dei confini del Sannio. Un’attività meritoria che spero possa continuare negli anni a venire. Giosuè de Agostini contribuì a dissipare i fantasmi del brigantaggio e cercò di eliminarne le cause, attraverso la promozione della cultura e l’apertura di una via di comunicazione, destinata a liberare queste terre dalla povertà e dall’isolamento. Muore qui nel 1889, fiero di aver servito fino in fondo la sua terra”. A seguire la relazione di Franco Bove, ricercatore e storico, sul tema ‘La viabilità nell’Alto Tammaro fra il Settecento e l’Ottocento’. “Questo periodo storico è stato molto delicato ed importante per l’intera Valle del Tammaro, perché si sono consumate le attese e le speranze della popolazione dei vari centri abitati che viveva in una condizione di isolamento e ha sperato che attraverso nuove strade e nuove direttrici potesse uscirne. Cosa che purtroppo è avvenuta tardi ed in maniera inadeguata. Oggi i problemi si pongono in maniera diversa, non sono più le strade né le tratte veloci ferroviarie a poter risolvere i problemi. La vera questione è quella di recuperare la produttività delle nostre zone, in maniera integrale che comprenda il recupero dell’ambiente e della produzione tipica, in modo da dare una immagine coerente di tutto il paesaggio”. E’ stato poi il turno di Gianfranco Benedittis dell’Università del Molise, sul tema ‘L’Alta Valle del Tammaro alla luce delle recenti indagini’. “Noi abbiamo una visione del Sannio legata alla storia di Roma. Ma questo è un errore, perché dobbiamo ritrovare il Sannio. Purtroppo è difficile in quanto, essendo la storia di un ‘perdente’, non abbiamo fonti se non quelle archeologiche. E l’archeologia sannitica, è una archeologia giovane (possiamo dire che nasce 50 anni fa) e che però, proprio da questi territori – Morcone, Circello, Campolattaro - potrà ritrovare la propria identità che è stata travisata forse troppo volte. La tavola Bebiana è un documento importante per la storia di questo territorio e rappresenta il rovescio della medaglia. La tavola rappresenta la trasformazione del territorio: io nella tavola vedo in maniera precisa e dettagliata la descrizione del territorio romano. Ma i sanniti non avevano quel territorio. Ecco che, confrontandomi con la tavola, riesco a recuperare quello che era il mondo sannitico. Fino adesso il Sannio è stato sempre legato alla montagna e alla transumanza. Invece non è così”. A concludere c’è stato l’intervento di Annibale Laudato, direttore del Centro culturale. “È stato un incontro interessante, perché ha messo in evidenza la presenza sul territorio di famiglie che operavano non solo per interessi personali, ma che s’interessavano del sociale: persone che avevano un’alta cultura che si aprivano alle novità culturali. La costruzione della strada Bebiana, o la scoperta della tavola Bebiana, sono momenti importanti della nostra identità: identità sociale, ma anche identità culturale”. Durante i lavori, sono stati presentati scritti inediti, testi, immagini e documentazioni sulla via Bebiana risalenti al primo decennio post unitario.

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