Gay Pride di Benevento 25/09/2015   11:37 2910

106 giorni dopo ancora nessun registro sulle Unioni Civili. DDL fermato anche dal Governo


Sono passati 3 mesi da quando Fausto a Pepe, sindaco di Benevento, annunciò l’imminente discussione in un apposito Consiglio comunale per discutere sul  “riconoscimento delle Unioni Civili, del relativo registro e dell’apposito regolamento”. Ad oggi  nulla si è mosso ed il Collettivo Wand ha organizzato un sit-in di protesta per il 1 ottobre alle 15.30 proprio davanti la sede del comune a Palazzo Mosti. 

“Era l'11 giugno quando, dal suo profilo Facebook, il sindaco di Benevento, Fausto Pepe, annunciava la convocazione del consiglio comunale per discutere del riconoscimento delle unioni civili. Quasi un mese dopo, in presenza della senatrice Monica Cirinnà, il sindaco affermò di voler istituire il registro delle unioni civili a settembre”.

Così il Collettivo Wand descrive questi tre mesi di assoluto silenzio sulla parità di genere e l’istituzione di un registro delle Unioni Civili, un tema che nei mesi scorsi aveva creato non poco dibattito in città che ha ospitato tra l’altro per la prima volta anche il Pride regionale.

“Settembre – continuano gli attivisti – è ormai giunto al termine e il sindaco, da noi più volte sollecitato sia tramite mail che tramite la stampa, non ha fatto pervenire la benché minima risposta”.



Il sit-in di protesta

“Noi non ci fermiamo e giovedì 1 ottobre, alle ore 15.30, ci ritroveremo tutti avanti palazzo Mosti. Chiediamo che il sindaco rispetti gli impegni assunti e adempia al suo ruolo dando ascolto alle richieste delle cittadine e dei cittadini, senza barricarsi in uno sprezzante silenzio.Il fermento e il dibattito che si sono creati con il Benevento Campania Pride non possono finire nel dimenticatoio, la nostra città ha dimostrato di non essere la città chiusa e bigotta che continuano a dipingerci, ma anzi, di essere una città che reclama a gran voce un cambiamento”.

Nel frattempo, non solo il comune ma anche il governo ha frenato sulla calendarizzazione delle Unioni Civili, così come previsto dal DDL Cirinnà. Sul tema IlQuaderno, ha ascoltato Giulia Tesauro del Collettivo Wand, candidata nella lista ‘Sinistra al Lavoro’ alle scorse regionali.

“A livello nazionale, il ddl sulle Unioni Civili, che porta la firma della senatrice Cirinná, è affossato in commissione giustizia al Senato. Opposizioni e PD si scambiano reciproche accuse su chi sia il reale responsabile di questo momentaneo stop al ddl. E nel frattempo dall'area della Lega e del centro destra continuano a piovere emendamenti. Dato questo quadro nazionale così complesso e travagliato, urge ancor di più che i singoli comuni prendano posizione. In mancanza di una legge nazionale, il registro delle unioni civili avrebbe solo ed esclusivamente una valenza simbolica, ma se è vero che i simboli sono costruiti dalle persone, questo significherebbe affermare in maniera netta e decisa che la volontà dei cittadini di questo Paese va verso il riconoscimento di diritti che non possono più essere negati”.


Insomma, i diritti si svendono per attuare le riforme. Una mossa messa in piedi ad arte per riuscire a mantenere un accordo con l’Ncd di Alfano che nella circostanza, visto l’alto ostruzionismo, anche interno allo stesso Partito Democratico diventa fondamentale. Non una supposizione ma una certezza visto che che il DDL Cirinnà approderà in Aula solo il 14 ottobre, ovvero il giorno dopo il voto finale sul DDL Boschi e la riforma Costituzionale.

Chiara ancora una volta la risposta della Tesauro. “Diciamo che sicuramente la posizione del PD in tutta questa vicenda non é mai stata chiara. E forse è il caso che lo diventi. Mentre le opposizioni danno la colpa al PD per la mancata calendarizzazione del ddl, il PD dà la colpa alle opposizioni che hanno presentato emendamenti contro il ddl Boschi, ragion per cui i deputati saranno impegnati a discutere delle riforme e le unioni civili passano in secondo piano. Tutto questo sembra un gioco al ricatto. Le unioni civili non possono passare in secondo piano. Non stiamo parlando di un capriccio di una ristretta minoranza, ma del fatto che a dei cittadini di questo paese vengono negati dei diritti elementari, stiamo parlando del legalizzare delle situazioni per altro già esistenti e diffuse. Stiamo parlando di persone, in carne ed ossa, reali, non di favole. Forse tra una riforma e l'altra ci si dovrebbe ricordare questo”.

Ma non sono solo le Unioni Civili a rallentare, perchè non se la passa bene, nonostante l’accordo siglato nella Commissione Affari Costituzionali tra PD ed NCD anche il cosiddetto ‘ius soli temperato’. Infatti nascere in Italia, probabilmente non basterà ai figli degli immigrati perchè a ciò sarà affiancato anche lo ‘ius culturae’ insomma se nasci da genitori stranieri nel nostro paese dovrai prima di richiedere il passaporto italiano aver almeno compiuto un ciclo di studi di 5 anni o avere un genitore che abbia un permesso di soggiorno europeo a lungo termine.

E per gli altri? I bambini sotto i 12 anni non nati però nel nostro paese dovranno per ottenere il passaporto aver frequentato almeno 5 anni di formazione negli istituti scolastici mentre quelli tra i 12 ed 18 otterranno il passaporto solo dopo aver preso parte agli studi e vissuto in Italia per almeno sei anni.

Michele Palmieri

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