Pantano. Il vivaio Ciampi un anno dopo 15/10/2016   14:17 2979

"Non c'e' stata prevenzione, siamo ancora a rischio". Da Ponticelli a Pantano il grido di chi si e' rialzato


Continua il viaggio de IlQuaderno nei territori devastati dall'alluvione nell'ottobre 2015. Via San Pasquale, Ponticelli e poi Pantano tra la speranza che vanisce e chi in silenzio prova a risollevarsi.

Nonostante sia passato un anno dall’alluvione, a Benevento, chi è ripartito lo ha fatto con dignità ma anche con paura. Anche perché attraversando i territori martoriati dalle esondazioni come Pantano e Ponticelli si ha la sensazione, parlando con le persone, che “nulla è cambiato”.

Stamani le Caritas della arcidiocesi di Benevento e della diocesi di Cerreto Sannita – Telese e Sant’Agata de’Goti hanno presentato il dossier su quei giorni dolorosi. Non solo, perché nelle tante pagine del documento è possibile avere una panoramica anche di quella che è l’esclusione sociale.

A colpire è lo striscione apposto da un autolavaggio  che affaccia su via San Pasquale, a due passi dalla Cittadella della Carità e da Ponticelli. C’è scritto: “365 giorni. Grazie don Nicola”. Il riferimento è a don Nicola De Blasio direttore Caritas di Benevento che insieme ai volontari si è speso non poco per arrivare lì dove la macchina dello Stato non era approdata. Il perché di questo striscione ce lo spiega un dipendente della struttura, Mauro Napolitano. “Lo abbiamo fatto per ringraziare don Nicola – dice – che è stato quasi il solo a prodigarsi nel momento del bisogno. Non solo pasti caldi, ci ha rifornito anche di tutto quello che materialmente avevamo perso, per un danno complessivo che si aggirava intorno ai 5mila euro. Le Istituzioni in quel momento non ci sono state vicine, don Nicola si. Se non ci fosse stato lui, probabilmente oggi non saremmo qui”.

Poco più avanti c’è l’officina di Giuseppe. Prima di entrare, lo si nota, c’è appeso il manifesto della Confcommercio che ricorda l’anniversario. Appena alza il naso dalla vettura che sta riparando, Giuseppe corre verso noi. “Salve, siete qui per l’alluvione”, rispondiamo di si ed un secondo dopo si sfoga. “Ho perso il 60% della clientela, nessuno scende più da queste parti. È dura andare avanti, sul serio”. Sulla rotonda, insiste poco più in là, i tifosi del Benevento hanno appeso uno striscione: “L’alluvione ha devastato, Benevento non ha mollato”.

Già, gente arcigna i sanniti, fieri del passato, dignitosi, laboriosi. Non hanno mollato ed è così, perché non ha mollato neanche il Bar Bologna che ha riaperto i battenti a marzo. “Sul piano del lavoro grossi problemi non ne abbiamo – dice la ragazza che dietro il bancone continua a servire caffè – il problema è che questa continua ad essere una zona a rischio come tutte le altre. Ancora oggi, quando fa un temporale qui si allaga tutto, è per ridurre il rischio è stato fatto poco o nulla”.

Insomma, la voglia di ricominciare c’è tutta. C’è anche chi mette mano alle proprie risorse personali, come il vivaio Ciampi Pantano. “Volevamo lasciare qualcosa ai nostri figli – dice il proprietario – ed invece stiamo utilizzando quelle risorse per tirare avanti. A distanza di un anno qui a Pantano la situazione è la stessa, non si è fatto un minimo di prevenzione. Lo Stato ad oggi a noi imprenditori ha fatto solo promesse, le stesse che ci hanno fatto tutti i partici politici, ma non abbiamo ricevuto un euro. Dicono che per dicembre probabilmente riceveremo gli indennizzi per le case, ma finché non vedo non credo”.

Mentre parliamo facciamo pochi passi, andiamo oltre una delle poche serre ancora in piedi, e lo scenario che si apre davanti è desolante. Fango, melma, tubolari: la cicatrice qui non si è ancora ricucita.  Nonostante le difficoltà, non si licenzia nessuno. “I dipendenti li ho ancora con me, dividiamo da buoni fratelli quel poco di utile che riusciamo a ricavare. Non è giusto mandarli a casa alla prima difficoltà. Certo mi aspettavo che dopo un anno saremmo riusciti a ripartire, a ripulire il fiume da tronchi e detriti, ma così non è stato”. Sul Sannio piove ancora, dunque, ma c’è chi nonostante le ondate prova a resistere. Prova a ricostruire nonostante le paure. Continua ad urlare mentre intorno c’è il silenzio, anche dei media nazionali. 

Michele Palmieri

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