DSC Benevento 20/10/2018   15:51 2411

"Il rischio della liberta' di restare". Benevento si interroga sul futuro dei giovani


Nel corso dell’evento è stato presentato anche il cortometraggio del regista Umberto Rinaldi dal titolo “Se resto è perché”.

Si è svolto questa mattina presso il Convento di San Francesco in piazza Dogana a Benevento dal tema: “Il rischio della libertà di restare”, l’incontro della pre – tappa del Festival Dottrina Sociale della Chiesa in programma a Verona. A discutere sul perché, i giovani lasciano il proprio territorio ed in particolare il Sannio, quali siano i motivi e trovare eventuali soluzioni: Maria Fanzo; l’arcivescovo di Benevento mons. Felice Accrocca; il sindaco Clemente Mastella; Filippo Liverini presidente di Confindustria e mons. Adriano Vincenzi coordinatore e responsabile del Festival DSC di Verona.

Una discussione avviata proprio dai giovani: erano presenti gli studenti del Liceo Classico Giannone, dello Scientifico “Rummo”, del Tecnico Industriale Lucarelli di Benevento e del Classico Luigi Sodo di Cerreto Sannita che hanno raccontato alle cariche politiche, industriali ed ecclesiastiche le loro impressioni, le loro paure, le loro difficoltà ma anche speranze ed attese. Disarmante, a tratti, come dalle storie di questi giovani apparisse la volontà di andare via da questa terra, volontà frenata solo dall’attesa della maggiore età. Inutile, elencare i motivi che sono ben noti e conosciuti come la mancanza di lavoro, le poche prospettive di crescita, l’assenza di infrastrutture adeguate. Richieste, insomma, chiare e che ancora oggi – nonostante tutto – rischiano di restare ferme, immobili e senza risposta.

Nel corso dell’evento è stato presentato anche il cortometraggio del regista Umberto Rinaldi dal titolo “Se resto è perché”, viaggio nell’entroterra campano alla ricerca dei motivi che spingono o hanno spinto, altri giovani a restare e a scommettere su questo territorio. “Credo sia importante – dice Rinaldi – creare opportunità migliori ma anche raccontare loro storie diverse: che è possibile occupare il proprio tempo sul territorio anche se con dei rischi”.

“Questo è un punto di incontro per una riflessione - ha detto Fanzo – seria sul perché i giovani sempre più abbandonano il territorio e capire se esistono delle possibilità per rimanere e quali rischi corre chi prende questa decisione. Dalle riflessioni dei ragazzi emerge anche la voglia di rimanere ma il nostro è un mercato del lavoro chiuso ed è difficile trovare spazio e posto”.

Domande, istanze e riflessioni che i giovani hanno rivolto alla Chiesa, alla politica e al mondo del lavoro, Critico, l’arcivescovo che ha ricordato la “carenza” infrastrutturale del Sannio, il peso che ha sul territorio e sulla mancanza di investimenti che dalle sue parole riguardano più le persone e che frenano sulla ripresa. “Rimanere è un’impresa difficile e chi sceglie questo percorso, che è tutto in salita, va aiutato e sostenuto – ha detto mons. Felice Accrocca – anche perché l’esodo che appare a tratti inarrestabile non giova al territorio che va incontro ad un doppio svantaggio: il progressivo invecchiamento della popolazione e che noi utilizziamo e spendiamo fondi per formare questi giovani per vedere poi le loro competenze andare altrove. In questo – ammonisce – non c’è logica. Bisogna elaborare delle strategie. È vero che chi sceglie di rimanere rischia e allo stesso modo rischia anche chi parte. Io sono convinto che il Sannio è un terreno idoneo ad un investimento su questi giovani anche se ha bisogno non solo di infrastrutture ma anche di progetti chiari e condivisi”.

Secondo mons. Vincenzi: “Qui c’è poca autostima ed è su questo che bisognerebbe investire, sulla volontà di rimanere anche perché a mio parere i giovani del Sud hanno una marcia in più. Io credo che bisogna però creare un’onda diversa perché ci sono i numeri per rimanere e per affrontare questa situazione”. Mons. Vincenzi sottolinea, inoltre, come il ruolo della Chiesa in termini di denuncia ma anche in termini di “collante sociale” sia fondamentale: “la dimensione sociale della stessa esperienza cristiana va ad impattare sui problemi. Il problema più concreto è quello del lavoro e del futuro dei giovani quindi essere sul pezzo risponde ad una vocazione e non ad una moda. Per questo – conclude – credo sia necessario collaborare e questo renderà più facile ai giovani trovare una possibilità concreta di futuro”.

A parlare anche Filippo Liverini che senza mezzi termini dice: “I giovani del Sud hanno una marcia in più perché soffrono di più. Il mondo dell’impresa in questo particolare momento soffre la crisi economica ma nonostante ciò, con varie forme, stiamo provando ad intercettare questi giovani così da inserirli nel tessuto produttivo: dall’alternanza scuola lavoro all’iniziativa io merito un’opportunità con degli stage nelle aziende. Oggi più che mai, dobbiamo dare fiducia ai giovani che devono capire come restare sul territorio può dare loro consapevolezza di poter fare qualcosa di proprio come delle start up innovative e penso anche all’agricoltura e alla zootecnia. È anche vero che da soli, loro, non potrebbero mai farcela ma insieme al mondo imprenditoriale e bancario si ed oggi siamo qui per dare questa testimonianza”.

Diverso, il giudizio del sindaco Mastella che trova nella mancanza di politiche sia di governo centrale che regionale, oltre che alla mancanza di infrastrutture, le pecche ed il gap da colmare. Mancanze che per il sindaco sono espressione di un futuro negato. 

M.P.

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